
Saddhu a Man Mandir Ghat, Varanasi. In questo ritratto ritrovo molto del mio stile personale, che è il prodotto della tecnica, della mia sensibilità e dell’influenza di chi si ammira
Non ho resistito, ci sono cascato di nuovo… ecco un altro decalogo! In realtà stavo pensando a quali consigli darei ad un fotografo alle prime armi che mi chiedesse cosa fare per migliorare e il caso ha voluto che mi fermassi al consiglio numero 10.
Premetto che ognuno di noi ha il suo modo per imparare e ognuno di noi ha la sua personalissima curva d’apprendimento, ma credo che qualche consiglio pratico non vi offenderà – speriamo…
Osserviamo la luce Quando si comincia, la cosa ovvia è quella di concentrarsi sulla propria macchina fotografica… ok, ora facciamo un passo avanti, concentriamoci sulla luce. È la luce che crea le fotografie ed è alla luce che dobbiamo dedicare la nostra attenzione – la nostra reflex è soltanto uno strumento, un attrezzo. Secondo voi lo scultore dirige la sua attenzione verso scalpello o verso il blocco di marmo che sta per modellare? Prestiamo attenzione alla luce, anche quando non abbiamo la macchina fotografica tra le mani. Prestiamo attenzione alla direzione della luce, alla sua qualità, a come crea le ombre. Prestiamo attenzione al colore della luce e alla dominante che assumono gli oggetti investiti dalla luce. È morbida? È dura? È radente, frontale, a picco? Crea ombre morbide? Dure? Poniamoci queste domande sempre più spesso. Cerchiamo di familiarizzare con la vera padrona dei nostri scatti: la luce. Diventiamone amici!
La nostra macchina non deve avere segreti per noi. Se la luce è il mezzo attraverso il quale la fotografia è possibile, la nostra macchina è lo strumento che rende possibile la scrittura con la luce. Dobbiamo conoscere come funziona nei dettagli. È inutile mandare a memoria qualche modalità e qualche funzione e muoverci soltanto all’interno del perimetro noto, non ci aiuterà affatto a migliorare. Diventeremo fotografi migliori soltanto quando conosceremo a fondo (tutte) le funzionalità della nostra reflex. Mandiamo a memoria le funzioni di base e rendiamone automatico il loro impiego, poi facciamo un passo oltre e dedichiamoci a tutte quelle funzioni avanzate che rendono la nostra macchina fotografica uno strumento potentissimo. Può sembrare pedante, ma conoscere a fondo la nostra reflex, combinato con la conoscenza della tecnica fotografica, amplia le nostre possibilità creative. Sapremo sempre cosa possiamo fare e cosa no! Forza, recuperiamo il tanto bistrattato manuale e mettiamoci a studiare… e a provare.
Dedichiamo del tempo alla composizione Non smetterò mai di ripeterlo – a costo di suonare come un disco incantato: le regole della composizione sono uno strumento creativo fondamentale. Non sottovalutiamo la composizione, studiamone le regole di base, facciamo pratica, studiamone le regole avanzate. Il percorso che porta a diventare fotografi migliori passa dalla conoscenza della composizione. Non nascondiamoci dietro idiozie quali “non c’era tempo”, se davvero non c’era tempo, vuol dire che siamo ancora troppo lenti e che comporre non ci viene ancora del tutto in automatico… e se siamo ancora troppo lenti, vuol dire che dobbiamo tornare a studiare e quindi tornare a fare pratica. Dobbiamo rendere la composizione un’azione automatica che sta tra l’inquadrare e lo scattare e comporre non ci deve portare via troppo tempo. Dobbiamo imparare a comporre mentalmente, prima ancora di puntare e inquadrare, e questo non accade per imposizione delle mani, ma soltanto attraverso la pratica e la voglia di applicarsi.
Il colore Il colore gioca un ruolo fondamentale nella fotografia. Studiamo la teoria del colore, studiamo gli accostamenti, come i colori interagiscono tra di loro. L’uso degli accostamenti rende uno scatto speciale uno scatto altrimenti normale. C’è colore anche nelle fotografie in bianco e nero, non pensiate… Il colore influenza il sapore di una foto, evitiamo di scattare fotografie sciape. Il colore è divertimenti ed è divertente imparare ad usarlo. Non preoccupiamoci se il bilanciamento del bianco che stiamo usando è corretto, sperimentiamo, spostiamo tutto verso i blu e scattiamo, vediamo cosa succede, poi spostiamolo tutto verso i toni caldi, la stessa scena cambierà completamente ed è attraverso questi esperimenti che cresciamo come fotografi.
Abituiamoci a stampare Non sto dicendo stampiamo tutto quello che scattiamo, ma impariamo a stampare le foto che consideriamo buone – e già che ci siamo, affidiamoci ad un laboratorio professionale. Osservare i nostri scatti su carta, in un formato 30×20 ci aiuta a capire se davvero abbiamo tra le mani una buona foto – il monitor inganna e il piccolo schermo della nostra reflex serve a tutt’altro. Osservare le stampe delle nostre foto migliori evidenzia la reale qualità dei nostri scatti. Stampiamo qualche copia e conserviamola con cura, ci sarà d’aiuto tornare a confrontare quello che abbiamo fatto nei mesi e negli anni, ci mostrerà i progressi e il percorso che stiamo facendo come fotografi.
Sviluppiamo un nostro stile Ognuno di noi fotografa per motivi tutti suoi. Ognuno di noi sceglie il genere fotografico che sente più vicino. Questo non significa che ognuno di noi abbia un suo stile. Sviluppare un proprio stile personale richiede tempo e – voglio essere tremendamente sincero – non è detto che tutti ci riescano con successo. Si comincia guardandosi in giro, copiando un po’ qui e un po’ là – non c’è nulla di male. Poi, per fare il salto, è necessario cominciare a capire cosa ci interessa fotografare, ma soprattutto cominciare a farlo con un proprio occhio, con un proprio stile. La tecnica è fondamentale, ma la imparano anche i muli, lo stile non lo si impara, se mai lo si intercetta, lo si coltiva, lo si affina. Uno stile è un punto d’arrivo fondamentale, potrebbero volerci anni. Sviluppare un proprio stile è un’aspetto della fotografia molto appagante, ma che può dimostrarsi anche piuttosto frustrante. Sviluppare il proprio stile significa trovare la propria voce, ad alcuni viene naturale, ad altri costa molta fatica. Il mio consiglio è quello di provarci.
Fotografare! Fotografare! Fotografare! Il miglioramento passa per la pratica. È molto semplice, lapalissiano. Più fotograferemo e più ci verrà naturale farlo. Portiamoci la macchina ogni volta che possiamo farlo – e quando non ci è consentito, impariamo a scattare fotografie mentali, proprio così, inquadriamo con la mente, componiamo, e click, scattiamo con l’immaginazione. Anche questo aiuta, non come la pratica reale, ma aiuta. Non pensiamo che valga la pena fotografare solo se ci troviamo in viaggio, in vacanza o in qualche luogo esotico – impressionare con scatti relativamente buoni fatti in qualche regione remota ed esotica è in qualche modo più semplice. Un buon fotografo riesce a fare buoni scatti anche in luoghi ordinari. Facciamo pratica con l’ordinario, cerchiamo di affinare la creatività fotografando il quartiere o il borgo nel quale viviamo, vedrete che sarà molto più difficile che fotografare in India. Usciamo e facciamo pratica, ogni volta che si presenta l’occasione. Se l’occasione non si presenta, creiamocela. Il percorso di crescita passa attraverso la pratica. Fotografiamo! Fotografiamo! Fotografiamo!
Prendiamoci delle pause Se soltanto poche righe più sopra vi ho esortato ad uscire e a fotografare, ora voglio confondervi e invertire la rotta. Sì! Prendiamoci delle pause. Le pause dalla fotografia – se non troppo prolungate – hanno lo scopo di farci ricaricare e di non renderci tossici da click. Non c’è nulla di peggio del fotografo bulimico. Quando la passione imperversa è difficile dire basta, ma di tanto in tanto è la cosa giusta da fare. Trasformarsi in invasati da reflex non aiuta a diventare fotografi migliori, contribuisce solamente a riempire i nostri dischi rigidi di RAW o JPG sempre più uguali tra loro e sempre meno interessanti. La dipendenza da click mangia tempo alla ricerca, allo sviluppo ed erode, senza che ce ne si renda conto, la nostra capacità di migliorare. Una sana pausa ha la capacità di ristabilire gli equilibri e lascia spazio all’autocritica. Una sana pausa sgombra la mente, che altrimenti rischierebbe di andare in corto circuito, e ci restituisce alla fotografia con rinnovata passione ed energia.
Nutriamo la mente con la fotografia La fotografia allinea cuore, occhio e mano, giusto per parafrasare Henri Cartier-Bresson, che qualche buona foto mi pare l’abbia fatta nella sua vita (!). Molti dei migliori scatti si creano, prima ancora che nella realtà, nella nostra testa. La nostra mente va tenuta allenata. Nutriamola di fotografia e vedremo che anche i nostri scatti miglioreranno. Andiamo per mostre e facciamola diventare una piacevole abitudine. Andiamo per mostre, ma non restringiamo il campo alle sole mostre fotografiche – quanto si può imparare ammirando un Caravaggio o un Rembrandt, un Canaletto. Andiamo per mostre e portiamoci a casa i cataloghi, così da poterli sfogliare con calma in seguito. Andiamo per mostre e cerchiamo di cogliere l’essenza delle immagini esposte, cosa le rende importanti, speciali, cerchiamo di scoprire la storia dietro gli scatti esposti, cerchiamo di conoscere la biografia degli autori. Vi state domandando a cosa serva? Prendetemi alla lettera, per una volta, SERVE! Cerchiamo di approfondire i motivi per i quali apprezziamo più un fotografo di un altro. Osserviamo e proviamo a copiarne lo stile, tenendo sempre in mente che quello è soltanto il punto di partenza e che l’obbiettivo è quello di sviluppare un proprio stile e linguaggio personale. Poniamoci di fronte ad uno scatto che consideriamo bello e proviamo a capire perché ci appare bello. È l’uso del colore? È come è stato composto? È l’istante che è stato immortalato? L’uso della focale? Del mosso? Cerchiamo di capire cosa ci emoziona e forse ci risulterà più semplice capire come emozionare gli altri. Usiamo il lavoro dei grandi come ispirazione, senza frustrazione e soprattutto senza mormorare vabbè, questa la facevo pure io! – non aiuta, non aiuta.
Torniamoci sopra Repetita juvant! È un buon esercizio: a distanza di tempo, proviamo a ripetere alcuni scatti. Cimentiamoci col panning, ad esempio, scattiamone qualcuno e poi riproviamoci a distanza di tempo, non importa che il soggetto e il luogo siano i medesimi, al fine dell’esercizio è fondamentale applicare di nuovo la tecnica e confrontare i risultati, confrontare l’eventuale facilità con la quale abbiamo scattato le volte successive e l’eventuale rapidità con la quale abbiamo riconosciuto un potenziale panning. Proviamoci con i paesaggi, con i ritratti posati, con istantanee da strada.
… e siamo a 10! Spero che possano tornarvi utili in qualche maniera.
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