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5 consigli non fotografici per i fotografi di viaggio

Mi sono chiesto, che consiglio posso dare a chi si accinge a partire per un viaggio fotografico? Non volevo però tornare a parlare di tecnica o di luce o di composizione, ed ecco che mi è venuta l’idea di mettere insieme qualche consiglio non-fotografico.

Consigli pratici, figli dell’esperienza, niente di più…

rajasthan - jaisalmer - fisheye

© Walter Meregalli Usare un 8mm significa avvicinarsi moltissimo, cosa impossibile se non si è stabilita una certa relazione col soggetto


Consiglio 1 – Provate a viaggiare da soli

Da qualche anno organizzo photo tour per piccoli gruppi e questo mi ha fatto scoprire ed apprezzare un aspetto sociale della fotografia che non conoscevo.

Sono fermamente convinto che la fotografia è un’attività molto intima e molto personale e altrettanto convinto che la dimensione solitaria del viaggio regala al viaggiatore una gamma di sensazioni estremamente profonde e resistenti al logorio del tempo, ecco perché trovo assolutamente naturale il fatto di viaggiare e fotografare il mondo in solitaria.

Sia ben chiaro, condividere con altri il viaggio offre una serie di aspetti più che positivi, ma accettate il mio consiglio: almeno una volta nella vita, provate a partire da soli. Voi e la vostra macchina fotografica.

Il più bel paradosso del viaggiare da soli sta nell’incredibile numero di compagni di viaggio sui quali contare. Già, oare impossibile, ma il viaggiatore solitario è continuamente esposto a molti più incontri che non chi viaggia in gruppo. Da soli,  a meno che non si abbia fatto fatto voto di eremitismo, ci si ritrova più spesso ad intavolare conversazioni  con sconosciuti, i quali, altrettanto spesso,  si trasformano in temporanei compagni di viaggio.

Se vi spaventa il fatto di ritrovarvi tutti soli da qualche parte nel mondo, voglio tranquillizzarvi, chi viaggia da solo è molto meno solo di quanto non sia portato a pensare.

Provate almeno una volta. Voi e soltanto voi! Il vostro ritmo, le vostre scelte. Siete stanchi!? Vi fermate. Non vi piace il posto!? Saltate su un treno o su un autobus o girate la macchina e andate altrove. Il tramonto è troppo bello per rientrare e cenare!? Vorrà dire che cenerete più tardi o salterete la cena, se vi dice male.

Ascoltatemi: provate almeno una volta a partire da soli.

Consiglio 2 – Allenatevi

Sì, avete capito bene: allenatevi. Cercate di partire in forma. Il mio consiglio è molto semplice, non sottovalutate l’aspetto fisico di un viaggio.

Allenate il fiato, allenate la resistenza. Abituatevi a camminare e a farlo per svariarate ore.

La fotografia di viaggio non è cosa per sedentari.

Gli scatti buoni non bussano alla porta del vostro albergo o, come diceva il grande Tiziano Terzani, “le fotografie non sono un indirizzo al quale recarsi”.

Questo significa molta attività fisica.

Considerate che in viaggio passerete gran parte del tempo fuori, per strada, o nella natura, e questo vi esporrà al caldo, all’umidità, o al freddo, al vento, alla neve, o alla pioggia. La fotografia di viaggio, spesso, significa svariate ore passate con uno zaino sulle spalle, per cui, arrivateci preparati.

Allenatevi affinché passare una decina di ore tutti i giorni con lo zaino in spalle e la fotocamera in mano non vi metta fuori combattimento, ma non sopravvalutatevi, evitate di affrontare un viaggio fisicamente  fuori dalla vostra portata: nella migliore delle ipotesi rischiereste di non di divertirvi, nella peggiore, invece, anche di procurarvi qualche guaio fisico.

© Walter Meregalli Da soli si è meno invadenti e la gente è più predisposta a farsi ritrarre


Consiglio 3 – Il colonialismo è morto

Spesso neppure ce ne rendiamo conto, ma, soprattutto se ci troviamo in paesi poveri o arretrati, tendiamo ad assumere un fastidioso atteggiamento di superiorità nei confronti della gente del posto, fatto di maleducazione spicciola e spocchia.

Il colonialismo è morto e sepolto, per fortuna, cercate dunque di evitare di atteggiarvi a conquistadores, superiori abitanti del mondo civilizzato. Cercate piuttosto di mostrarvi sensibili con chi incontrate, rivolgendovi con educazione e rispetto. Verrete ripagati con la stessa monete, quasi sempre.

Lasciate che vi sveli un piccolo segreto. In India, ad esempio, gli indiani giocano molto con la spocchia tipica di certi turisti occidentali, che, per il solo fatto di essere stranieri, li fa sentire superiori a chiunque, nel sub-continente. Gli indiani sono maestri nel giocare con questa superbia, tutta nostra, tutta occidentale, addirittura ci fanno inebriare, ma è proprio quando siamo ebbri dei reflussi di questo becero neo-colonialismo, che ci fregano meglio.

Per cui, evitate, vi conviene quasi sempre (!).

Non siamo tutti uguali, direi un’assurdità. Il mondo è fatto di diversità, ma è proprio nel riuscire a cogliere queste diversità, senza automaticamente porsi in una posizione dominante, che riuscirete a trarre il massimo dai vostri viaggi e questo consiglio vale sia che vi troviate nel Gujarat, sia che vi troviate in Salento o nella Tuscia laziale.

Consiglio 4 – Mischiatevi

Sì, mischiatevi! Questo è davvero uno dei consigli pratici che più amo dare.

Mischiatevi con la gente del posto. Uscite dai percorsi studiati appositamente per i turisti, provate a farlo almeno una volta. Qualche volta fate di testa vostra e lasciate in albergo le Lonely Planets e le Routard.

Lasciatevi guidare dal caso o dall’istinto oppure chiedete a qualcuno del posto e fatevi indicare i loro luoghi. Non sempre, ahimè, è sinonimo di successo, qualche volta la sola è dietro l’angolo, ma quando non è così… beh, in quei casi ricordatevi di me!

Mischiatevi. Mangiate con la gente del posto, ordinate quello che ordinano loro. Fatevi consigliare una taverna o un bar.+

Mischiatevi. Fate cose normali. Entrate in un supermercato per famiglie, perdetevi in un mercato all’aperto, fatevi fare un kurta pajama su misura, bazzicate il mercato del pesce, imbucatevi in un matrimonio, infilatevi in una processione, giocate a pétanque, accettate un tè al burro di yak.

Parlate. Fatelo con quante più persone riuscite. Giovani, anziani, bambino. Parlate non appena vi si presenta l’occasione. Imparare quelle quattro frasi nella lingua del posto e non preoccupatevi di fare figuracce, vedrete come quelle poche parole vi faranno immediatamente entrare in una dimensione di viaggio più umana. Per il resto affidatevi all’inglese o alla lingua del corpo.

Sorridete più che potete! Perché questa è la vera unica lingua internazionale per farsi ben volere: il sorriso. Ma soprattutto, siate cortesi e rispettosi, rispettosi delle regole e dei veti culturali e rispettosi delle persone che incontrate.

Siate curiosi. Fate domande e non preoccupatevi se non capirete tutto esattamente per filo e per segno. Chiedete, non siate timidi. Non immaginate nemmeno quante cose scoprirete, alla faccia delle barriere linguistiche e culturali.

I resort super lusso sono perfetti per passarci la notte, il resto del tempo impiegatelo a  mischiarvi con la gente del posto.

Siate cortesi. Chiedete sempre il permesso prima di fotografare qualcuno e, nel caso vi venisse rifiutato, non insistete e non scattate di nascosto – men che meno reagite insultando chi si è negato, ricordate che ci sono popoli che non amano venire fotografati, altri ai quali cultura o religione non lo permettono e altri ancora che invece non vedono l’ora di farsi ritrarre.

Se ricevete il permesso, è buona regola mostrare ciò che avete scattato. Qualcuno vi pregherà di fargli avere una copia dello scatto, sta a voi, ma se promettete di spedire loro le foto, fatelo!

Consiglio 5 – Imparate a cazzeggiare

Dite la verità, state ancora strabuzzando gli occhi. Riprendetevi. L’ultimo consiglio, il quinto, è proprio questo: imparare a cazzeggiare.

Fu Umberto Eco a sdoganare il termine cazzeggiare, che deriva da cazzeggio, identificando un modo di dire gergale con il quale vengono identificati i periodi di ozio della vita di tutti i giorni.

Questo dovete imparare a fare, ad abbandonarvi a un po’ di sano cazzeggio. Proprio così! Imparate a infilare delle pause e imparate a godervele. Questo è il consiglio tra i consigli!

Spesso, soprattutto chi è alle prime esperienze, si lascia travolgere dall’entusiasmo. Scatta, scatta, scatta. Si muove, cammina, corre, si sposta. E poi scatta, scatta, scatta e scatta ancora. Oltre qualsiasi ragionevole segnale di stanchezza. Vive in preda ad una trance che rischia di fargli scivolare lontano i luoghi che attraversa e mina pesantemente, a lungo andare, la creatività.

Ecco perché, tra i miei consigli, ho voluto inserire anche questo.

Imparate a fare pause e imparate a godervele – non basta smettere di scattare, se poi per tutto il tempo vi lasciate rodere dall’ansia di ripartire.

Cazzeggiate!  Serve a ricaricare il corpo, ma soprattutto a ricaricare la mente – aspetto che sottovalutiamo sempre troppo spesso.

È difficile, se non impossibile, mantenere concentrazione e creatività ai massimi livelli per molte ore, ecco perché è necessario prendersi alcune pause, per evitare di bruciarsi. E poi, cazzeggiando, c’è sempre la possibilità di incontrare qualcuno di interessante o assistere a qualche cosa di singolare che potrebbe rivelarci un approccio nuovo.

Ok cazzeggiare, ma come? Ah, come vi pare. Prendendosi una birra, fermandosi in un caffè a leggere il giornale, sdraiandosi su un prato, guardando le nuvole, facendo compere. Insomma, almeno in questo, fate un po’ come vi pare.

Mi fermo qui. Fatemi sapere se avete messo in pratica anche uno solo dei consigli strampalati che ho elencato.

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