
Bimba sulla Awa Mahal Road, Jaipur (India) – Una luce morbida, una profondità di campo ridotta, un fuoco preciso, ma soprattutto un soggetto incantevole (per lo meno a mio giudizio).
Visto il successo del post dedicato alla fotografia di paesaggio e agli errori più comuni – clicca qui – ho pensato di replicarne il modello e di dedicarmi questa volta alla fotografia di ritratto.
Partiamo dunque senza indugi, premettendo soltanto che non si tratta di leggi incise nella pietra, ma di semplici consigli che arrivano da qualche anno di esperienza.
Ecco alcuni degli errori più comuni:
TUTTO A FUOCO Il ritratto vive in quel magico mondo dominato da una ridotta profondità di campo. Uno degli errori più comuni di chi si è avvicinato da poco alla fotografia – e in particolare alla fotografia di ritratto – è quelli di non sfruttare il fuori fuoco dato da una profondità di campo ridotta e di rovinare un potenziale scatto interessante lasciando troppo interesse allo sfondo. Non dobbiamo temere le aperture estreme. Componiamo con cura e usiamo il diaframma più aperto di cui il nostro obiettivo dispone. Nessun ci vieta di farlo, ma il mio consiglio è quello di scattare sempre tra f.2.8 e f.5.6, ricordandoci che la profondità di campo, oltre che dall’apertura del diaframma, è determinata dalla vicinanza del nostro soggetto e dalla lunghezza focale che impieghiamo. Ricordiamoci che, LA PROFONDITÀ DI CAMPO SARÀ SEMPRE PIÙ RIDOTTA:
PIÙ IL DIAFRAMMA È APERTO
PIÙ LA DISTANZA DAL SOGGETTO È RIDOTTA
PIÙ LA LUNGHEZZA FOCALE IMPIEGATA È LUNGA
FUOCO INCERTO Altro errore tipico del principiante: non avere un punto focale preciso. Lavorare con diaframmi aperti, aumenta la possibilità di commettere errori nella messa a fuoco. I puristi – e per una mi trovo d’accordo con loro – esigono che, in un ritratto, gli occhi del soggetto siano SEMPRE perfettamente a fuoco. Il problema non si pone se il soggetto guarda in macchina con il volto perfettamente in asse, mentre qualche grattacapo in più nasce nel momento in cui invece assume una posa di 3/4, ad esempio, soprattutto se scattiamo con diaframmi molto aperti (f.2.8 o addirittura f.1,4 o f.1,2), utilizzando una focale tra gli 85mm e i 200mm. In certi casi, tipici però della fotografia di ritratto (ad es. con un soggetto a 1 metro, un 85mm e f.1.4) la profondità di campo si riduce a pochi centimetri e dobbiamo essere davvero attenti che gli occhi (almeno uno) siano perfettamente a fuoco.
LUCE POCO INDICATA Il principiante di solito si entusiasma per il soggetto e tende a sottovalutare gli effetti catastrofici di una luce poco indicata per un ritratto. Evitiamo la luce del sole a picco – o di qualsiasi fonte luminosa (piccola) posta direttamente sopra il capo del nostro soggetto. Evitiamo anche la luce da sotto: fa immediatamente horror movie! E anche la luce radente è da utilizzare con molta circospezione, in quanto è micidiale nell’andare a sottolineare le imperfezioni della pelle. Meglio una luce morbida. Cerchiamo una finestra, la Luce che filtra da una finestra è sempre piuttosto morbida, magari ammorbiamola ulteriormente, schermando la luce con le tende (basta che siano bianche!). Se la luce è fortemente caratterizzata da una direzionalità, bilanciamo le ombre sul lato opposto di dove colpisce il soggetto, usando un riflettore – in commercio se trovano di vari tipi, pieghevoli e comodi, ma anche un semplice foglio di carta o un pezzo di polistirolo bianco possono aiutare. Il riflettore, sia di quelli professionali, sia approntato in corsa con un foglio di carta bianco, attenuerà le ombre. In una giornata di sole, all’aperto, cerchiamo sempre quello che i professionisti chiamano open shade e cioè una condizione che ponga il soggetto al riparo dalla luce diretta del sole – un portico, frasche, ecc. Non è necessario acquistare costosi teli traslucidi, basta guardarsi intorno e ricordarsi che il sole diretto non è certo il nostro miglior alleato nelle foto di ritratto.
UN AMBIENTE OSTILE Ci concentriamo sul volto e non ci curiamo di tutto quello che sta attorno, soprattutto dietro. Ecco un errore molto comune, purtroppo comune anche in chi ha qualche esperienza in più. Cerchiamo di valutare sempre con cura l’effetto dell’ambiente sul volto ritratto. Scegliamo uno sfondo che non incomba, valutiamone colori ed intensità, valutiamo che non risulti troppo invadente.
ANSIE, FRETTA E DISAGI VARI Ricordiamoci che pressoché nessuno, a meno che non faccia il modello di professione o che goda di una spiccata vanità, si trova a proprio agio di fronte ad una macchina fotografica spianata. Cerchiamo di andare sempre incontro ai nostri soggetti, facendo in modo che il loro disagio sia minimo. Come? Evitando di tenerli in posa troppo a lungo. Questo però non significa scattare con fretta, ma piuttosto avere le idee chiare prima di far posare il soggetto. Soprattutto se abbiamo fermato qualcuno per strada, cerchiamo di essere rapidi, cortesi e decisi. Ognuno di noi usi le tecniche che pensa più efficaci per mettere a propio agio il soggetto che stiamo ritraendo – io, personalmente, ci chiacchiero. Ricordiamoci che il sorriso è spesso la soluzione migliore, per cui… via i bronci! Ma lavorare sul disagio dei nostri soggetti non è sufficiente. Molto spesso, molti di noi, provano un profondo imbarazzo nello scattare un ritratto. E credetemi, il disagio del fotografo viene quasi sempre percepito anche dal modello, con il risultato di elevare oltre modo il suo livello d’ansia e di imbarazzo di fronte alla nostra macchina fotografica. La situazione è paradossale, ma il nostro disagio non fa che alimentare l’insicurezza e il senso di inadeguatezza di chi sta posando per noi. Se siete timidi, la fotografia di ritratto non fa per voi! Chiedevi perché vi sentite a disagio nel fotografare le persone e trovate il modo di risolvere questo problema. L’esperienza mi ha indicato alcune cause alla base del DISAGIO DEL FOTOGRAFO :
NON SI SENTE ALL’ALTEZZA
TEME DI FAR PERDERE TEMPO AL SOGGETTO
NON HA LE IDEE CHIARE
NON HA LE CONOSCENZE TECNICHE NECESSARIE
NON CONOSCE ABBASTANZA LA PROPRIA MACCHINA FOTOGRAFICA
Naturalmente, mentre stilavo questi cinque punti, me ne venivano in mente almeno altri cinque… vorrà dire che tornerò sull’argomento, sempre che la cosa sia di vostro interesse.
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