
Senzatetto di Delhi
SI-PUÒ-FA-RE! Per citare un cult movie degli Anni Ottanta, Frankenstein Jr. di Mel Brooks, e sdrammatizzare un po’ l’argomento “composizione”, che spesso fa strabuzzare gli occhi di chi si è avvicinato da poco alla fotografia.
Fermo restante il concetto che, personalmente, considero la composizione fondamentale, mi rendo conto, soprattutto quando chi ho di fronte ha poca esperienza. Per un vezzo dei tempi, servito su un piatto d’argento dalla rivoluzione digitale, il principiante tende a sbadigliare quando sente parlare di composizione fotografico. Va molto di modo considerarsi fotografi istintivi – eufemismo per evitare di usare l’aggettivo “ignoranti”. Il fotografo istintivo è allergico per natura ad imparare la tecnica, figuriamoci a cimentarsi nella composizione, che. scatola chiusa, considera alla stregua di una perdita di tempo.
Chi invece prova a fare un passettino oltre e cerca di fare suoi i concetti della composizione fotografica, troppo spesso, sgonfiatosi l’entusiasmo dei primi giorni, tende a sedersi e a consegnare gran parte dei suoi scatti alla famigerata regola dei terzi.
La conosciamo tutti, non serve che ne riprenda i concetti base proprio qui, in un post con il quale cerco di suggerire ai più pigri che si può andare oltre
Ebbene sì, c’è vita oltre la regola dei terzi. Durante i miei workshop, sia di tecniche di base, sia di composizione presento la regola dei terzi come il porto sicuro, una sorta di paracadute. Non sai come disporre gli elementi della scena!? Mettili sui terzi e te la cavi con poca fatica. D’accordo, siano benedetti i terzi che tolgono i peccati della fotografia e le castagne dal fuoco al fotografo più e più volte, ma si può andare oltre – e con risultati altrettanto soddisfacenti. La composizione da secoli offre all’artista visivo numerosi strumenti per assicurarsi un certo successo. Sperimentarli non nuoce, male che va ci sono sempre i terzi. Proviamo a vedere…
Cercate le linee, ad esempio. Oltre le colonne d’Ercole dei terzi, ci sono le linee guida, ad esempio. Proviamo a comporre guidando l’occhio di chi guarda attraverso delle linee guida. Attenzione, impiegare le linee guida come strumento di composizione NON significa fotografare delle linee, ma individuare linee (reali o suggerite) che guidino l’occhio verso il nostro soggetto. Il mondo reale offre linee in abbondanza, basta allenare un po’ l’occhio e prestare attenzione a quello che ci circonda. Dove possiamo trovare delle solide linee da impiegare nella composizione di un’inquadratura? Nella prospettiva di un filare di alberi, ad esempio… nel susseguirsi dei lampioni ai bordi di una strada, nel profilo di una montagna, nel ripetersi delle colonne di un colonnato… basta guardarsi attorno e, ricordandosi che la nostra macchina ragiona solo con due dimensioni, il gioco è fatto.
Orizzontali, verticali, diagonali e curve. Tutte le linee portano al soggetto. Questo dovrebbe essere il senso. Le linee orizzontali costruiscono un’immagini più statica, rispetto alle sorelle verticali. Le diagonali aggiungono un pizzico di dramma e di tensione alla composizione, mentre le linee curve hanno il vezzo di portare un po’ a spasso l’occhio di chi guarda, rendendo la fruizione più giocosa.

Nella realtà – drammatica – del ponte di Chelmsworth Road di Delhi non ci sono linee, ma nella rappresentazione bidimensionale delle nostre macchine fotografiche ecco che miracolosamente compaiono, Sfruttiamole per indirizzare lo sguardo, ma soprattutto impariamo a vederle.
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