Si dice estate e si pensa, quasi sempre, a mare. Voglio invitarvi a concentrarvi su un altro pensiero: montagna.
Fotografare in montagna può trasformarsi in un’attività decisamente divertente e alla portata di tutti, principianti e non.
Spazi aperti e cieli tersi
Partiamo dall’attrezzatura. Siccome per fotografare in montagna saremo costretti a camminare, ricordiamoci di non caricarci troppo, per non trasformare una piacevole uscita in un incubo di fatica. Ognuno si regoli secondo coscienza – io sono il peggior consigliere su questo argomento, perché tendo a girare con tutto quello che potrebbe servirmi. Cavalletto sì o cavalletto no? Ad ognuno la risposta che preferisce. Se scegliete cavalletto sì, che sia leggero e che non vi intralci oltre modo nel camminare lungo i sentieri di montagna. Certo, con il cavalletto, potremo anche pensare a giocare con i tempi lunghi e trasformare un ruscello in un tocco di poesia.

Passiamo alla sicurezza. Per anni ho arrampicato, fatto trekking e scalato, mi sento di dare a tutti un consiglio: la montagna NON va mai sottovalutata, il pericolo (anche mortale) è sempre in agguato. La montagna difficilmente perdona azzardi. In montagna il meteo varia con una rapidità sorprendente e per questo non dobbiamo mai lasciarci sorprendere, ne va della nostra incolumità. Controlliamo le previsioni e portiamoci sempre protezioni per la pioggia, sia per noi, sia per la nostra attrezzatura. Studiamo percorsi sicuri e cerchiamo di restare fedeli agli itinerari originali. Evitiamo di avventurarci in solitarie senza prima aver lasciato noto a qualche familiare o amico su dove pensiamo di andare. Non facciamoci sorprendere dal buio (MAI!) ed evitiamo di ingaggiare tenzoni con animali selvatici – leggi cinghiali o lupi, per nulla accondiscendenti e piuttosto ferali.
Se non vi ho spaventato troppo, proseguiamo…

Il palazzo reale di Leh, Ladakh, unico baluardo umano in una scena dove la catena del Karakorum incontra l’Himalaya. La sua presenza non solo conferisce tutta la potenza alla natura, ma dà un’idea delle dimensioni e delle proporzioni.
Fotografare la natura
Mi pare più che ovvio, la natura è il soggetto principale della fotografia di paesaggio montana, anche se qualche volta inserire un elemento umano contribuisce a fornire un apprezzabile contro canto stilistico.
Quale modalità scegliere? Oserei dire “manuale”, ma per non suonare troppo radicale, offro a tutti noi due possibilità: il “manuale” e “la priorità di diaframmi”. Perché scattare in “priorità di diaframmi”? Perché attraverso il diaframma controlliamo la profondità di campo e quindi ciò che risulterà a fuoco nella nostra fotografia.
Per cosa esporre? Ed ecco che le cose si fanno più interessanti. In una giornata estiva con un cielo terso e sgombro di nubi, esporre correttamente può crearci qualche grattacapo. Personalmente consiglio di impostare la fotocamera sulla modalità di lettura dell’esposizione che prende in considerazione tutta la scena – naturalmente la qualità del modello che abbiamo tra le mani determina la capacità di registrare correttamente i contrasti luminosi presenti in modo più o meno adeguato. La prima imboscata ce la tenderà quasi sicuramente il cielo, limpido e chiaro, che ingannerà l’esposimetro sulla reale luminosità della scena, facendogli generare una coppia tempo/diaframma che produrrà una foto sottoesposta. Ecco perché, a meno che non si voglia rendere la scena molto satura e contrastata, consiglio di sovraesporre di 1 stop o di 1 stop 1/2 la lettura dell’esposimetro. Nel caso stessimo fotografando picchi innevati o ghiacciai, consiglierei di aprire anche fino a 2 stop, così che i bianchi risultino davvero bianchi e non spenti grigi.
Come comporre? Con cura! Ovvio… ah ah ah. Non limitiamoci ad inquadrare una catena montuosa sullo sfondo, inseriamo anche un elemento in primo piano, quando possibile. Cerchiamo di evidenziare, quando possibile, la scala di grandezza degli elementi presenti – ed esempio, una baita ci dà l’idea della maestosità di una cascata, un uomo della possenza di un ghiacciaio, e così via. Soprattutto se montiamo un grandangolo, cerchiamo qualche soggetto in primo piano, che sappia rendere l’inquadratura più interessante. Cerchiamo di massimizzare la profondità di campo, preferendo i diaframmi chiusi ai diaframmi più aperti, diciamo, da f./11 in su. Non impigriamoci! Non accontentiamoci della solita inquadratura orizzontale, ad altezza occhi, parallela. Abbassiamoci, includiamo fiori e fili d’erba. Raggiungiamo punti elevati e inquadriamo la vallata dall’alto. Variamo il punto di ripresa, ne guadagnerà la qualità dei nostri scatti.

Bhraga, Nepal. Un contadino attraverso la vallata. La sua presenza, confinata volutamente in un angolo, sottolinea il rapporto tra natura e uomo, così come il suo carico sottolinea il rapporto tra uomo e lavoro. Il punto di ripresa elevato contribuisce a creare tensione.
Quando scattare? Nelle prime ore del mattino e nell’ora d’oro del pomeriggio, quando la luce è calda e radente e le cime si colorano. Attenzione però che potrebbe capitare che il sole sparisca dietro il profilo dei monti ben prima di quando ce lo si possa aspettare. Un filtro polarizzatore circolare può aiutarci a rendere i cieli ancora più blu e le nubi ancora più bianche, ricordiamoci di metterne uno nello zaino.

Sua Maestà l’Everest, fotografato poco dopo l’alba dal terzo campo avanzato del versante nord, in Tibet (Cina).
Non solo natura
Camminando in montagna potrebbe anche capitarci di incontrare baite o rifugi o piccoli insediamenti umani stagionali. Non tiriamo dritto, potrebbero dimostrarsi ottime occasioni per corredare i nostri scatti di paesaggio con qualche ritratto o qualche dettaglio.
Nel prossimo post, proveremo a capire come fare un panorama con più scatti.
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