
Dzong tibetano nella regione di Gyantze, Tibet
Comporre al limite, dove con limite intendo il limite dell’inquadratura.
Quasi sempre la regola dei terzi garantisce un risultato soddisfacente, ma, come spesso accade quando si ha a che fare con regole, il rischio è quello di seguirle così pedissequamente, tanto da ingabbiare la propria creatività in schemi fin troppo prevedibili.
C’è vita oltre i terzi
La regola dei terzi è forse la regola compositiva più conosciuta e più sfruttata. Uno strumento potente e semplice al tempo stesso e quasi sempre cava le castagne dal fuoco. Ma qualche volta può valer la pena si spingersi oltre i terzi, spostando il soggetto principale dalle tradizionali intersezioni e avvicinandolo ai bordi dell’inquadratura. Questo piccolo azzardo solitamente produce scatti molto più carichi di tensione. Ovviamente non tutti i soggetti si prestano a questo tipo di composizione, ma l’ultima parola spetta soltanto alla nostra sensibilità.
Qui ho deciso di sganciarmi dalla regola dei terzi in favore di una composizione più azzardata, spostando cioè il soggetto verso i bordi del frame. Il risultato è uno scatto meno convenzionale è decisamente carico di una maggiore tensione, data dall’evidente – e consapevole – squilibrio tra i due elementi presenti, la fortezza e il cielo.
Vediamo come sarebbe cambiato lo scatto, se mi fossi affidato ai terzi, Ecco un’elaborazione fatta in post con Photoshop, dove ho riposizionato la fortezza sui terzi, mantenendo le proporzioni del formato originale:

Vediamo ora le due versioni una fianco all’altra:

Medesima scena, inquadrature simili, ma composizioni diverse e risultati diversi, dove la tensione dello scatto di sinistra (l’originale), ottenuta attraverso un azzardo compositivo, non la si raggiunge nella versione di destra, composta seguendo con cura la regola dei terzi.
Ovviamente non tutte le scene si prestano a soluzioni di questo tipo. Ho pensato che le nubi minacciose che andavano ammassandosi in cielo potessero essere un buon soggetto da contrapporre allo dzong in cima alla montagna. La fortezza dominava una piana desolata, vasta e deserta e volevo suggerire tutte queste caratteristiche e tutte le sensazioni che mi dava quel luogo, ma al tempo stesso volevo sottolineare la forza della natura, la sua dominante presenza e di come spesso la presenza dell’uomo risulti quasi marginale, in un luogo come il Tibet. Cercavo tensione, spazi dilatati, disequilibrio. Dovevo calcare la mano e produrre uno scatto fortemente sbilanciato – ovvio che se il cielo fosse stato terso e sgombro di nubi, o banalmente grigio, forse non avrebbe funzionato.
Quando rompere le regole?
Non c’è una risposta. Possiamo provare e renderci poi conto successivamente se l’azzardo ha dato i suoi frutti o meno, la risposta è nella nostra sensibilità, nel nostro gusto e nel tipo di messaggio che intendiamo suggerire. Teoricamente nessun soggetto è precluso dall’essere spostato ai margini, tolto dai terzi, ma ovviamente non tutti i soggetti si prestano al trasloco.
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