
Come facciamo ad ottenere tutto a fuoco in un’inquadratura? E tutto con il massimo dettaglio? Sì, insomma, dobbiamo scattare un panorama, ci siamo alzati all’alba o stiamo saltando la cena per cogliere la luce del crepuscolo e non possiamo permetterci di tornare con una serie di fotografie che non ci soddisfano…
Per aumentare la profondità di campo – circolo delle cose a fuoco attorno al punto reale sul quale prendiamo il fuoco – dobbiamo chiudere il diaframma. Scegliendo aperture chiuse, abbiamo la garanzie che molto di quello che inquadriamo sarà a fuoco, ma…
Sì, c’è un ma… E si chiama pomposamente diffrazionei. Se chiudiamo troppo la diffrazione ci fa perdere in definizione. Saltiamo come al solito a piè pari le questioni tecniche legate alla diffrazione, ma prendiamo per buono il fatto che la diffrazione è una delle cause per la perdita di definizione nei nostri scatti, La diffrazione è legata al sensore, per cui ogni macchina è diversa e introduce un livello di diffrazione diverso,
Diciamo che però attorno a f11 o f13 si ottengono i risultati che generano una diffrazione minimal
Quando si parla di definizione, entra in gioco anche la qualità degli obiettivi e la capacità di resa in corrispondenza delle diverse aperture. Anche in questo caso gli obiettivi si comportano ognuno in modo diverso, ma è comune un fatto: tutti gli obiettivi hanno un diaframma preferito, cioè un diaframma con il quale garantiscono la massima nitidezza – gli anglofono lo chiamano sweet spot – e si trova quasi sempre tra f8 e f13
Per cui, teniamo in mente diffrazione e sweet spot e quando cerchiamo la massima profondità di campo e la massima definizione, resistiamo dal chiudere il diaframma al massimo – ad es. f22 – e cerchiamo la combinazione tempo/diaframma che ci consenta di lavorare attorno a f11