
Errori comuni. Errori recuperabili.
Un adagio napoletano recita che “nessuno nasce imparato”, che, tradotto in lingua più o meno significa che ognuno di noi deve poter commettere il suo numero di errori dovuti all’inesperienza, prima di poter accedere al livello superiore.
Ho ripensato ai numerosi errori nei quali sono caduto quando ho iniziato a fotografare, ma quella era l’era della pellicola e non fanno più testo, allora per stilare un elenco di errori un filo più aggiornato mi sono rifatto ai principianti che incontro nel corso dei miei workshop di tecniche di base. A cosa può servire elencare alcuni tra gli errori più comuni che il fotografo alle prime armi commette? A rendersene conto e a non commetterli.
Partiamo dunque…
“Io gli ISO alti non li uso.” Eccoci! La paura la fa da padrona e un esercito di fotografi non si schioda da 100/200 ISO, anche quando le condizioni di luce lo richiederebbero. Ed ecco card dopo card di scatti sottoesposti. Se vogliamo è questo un errore compiuto pensando di fare bene, ma sempre di errore stiamo parlando. Gli ISO bassi garantiscono una qualità migliore, ma questo non significa che non si possa spaziare almeno fino a 600/800 ISO per i modelli più economici e addirittura 1200/1600 ISO per quelli un poco più costosi. Di certo tutti i modelli offrono prestazioni decisamente accettabili nella fascia che va dai 360 ai 600 ISO, perché dunque non sfruttare quella gamma di sensibilità per raccogliere più luce?
“Non so che farmene del cavalletto. E’ soltanto un ingombro.” Certo, comprendo l’aspetto dell’ingombro fisico e del peso di un cavalletto, ma possederne uno – ed usarlo – è uno di primi passi per allargare gli orizzonti creativi del proprio modo di fotografare. Riuscire a scattare anche quando la luce è bassa e cogliere quelle atmosfere crepuscolari così cariche di pathos, o cimentarsi con le strisce di luce, o, perché no, con il time lapse. Tutto territorio nel quale il cavalletto la fa da padrone, non contemplarlo nella nostra attrezzatura fotografica ci preclude dall’accedervi.
“Sbaglio sempre modalità di autofocus.” Se c’è una cosa che la post-produzione non può sistemare è uno scatto fuori fuoco, ecco perché è bene capire a fondo le modalità di messa a fuoco automatica che ci offre la nostra macchina. Uno degli errori più frequenti è quello di aver attivato senza saperlo la modalità a fuoco singolo, quando invece stiamo fotografando scene ricche di soggetti in movimento. I vari modelli di reflex offrono possibilità di messa a fuoco automatica molto diverse, che vanno dal singolo punto centrale, al pattern, a complicatissimi metodi di messa a fuoco “intelligenti”. Uno degli aspetti frustranti è quello di aspettarsi che la macchina metta a fuoco un certo soggetto, salvo poi scoprire, solo dopo, che invece a fuoco c’è tutt’altro. Che fare? Leggere per bene la sezione del manuale dedicata all’autofocus e alle varie modalità offerte dal nostro modello di fotocamera.
“Non monto mai l’obiettivo corretto.” Ho un’amica che si è comprata un 18-300 e risponde a tutti coloro che le domandano come si trovi “da dio e poi così non devo mai cambiare obiettivo!”. Vero, certo , ma si tratta di una di quelle verità a metà. Se parliamo della comodità di un 18-300, non ci sono possibilità di smentita, ma se poi ci addentriamo nella qualità della resa di uno zoom così spinto, il verdetto cambia drasticamente. Non c’è nulla di male nel possedere uno zoom, ma bisogna aver presente che la qualità di uno zoom non sarà mai comparabile a quella di un obiettivo fisso. Il mio consiglio è che, via via che la nostra esperienza cresce, ci si doti di un parco lenti consono – un grandangolo, uno zoom medio e un tele, che poi, a seconda di quello che amiamo fotografare, possiamo completare con altre lenti accessorie. La cosa fondamentale è capire bene quali sono vantaggi e gli svantaggi di ognuna delle categorie di obiettivi, in modo da saper scegliere sempre la soluzione migliore (nel senso che meglio supporta ciò che intendiamo fotografare e la nostra creatività). Conoscere quale obiettivo ci offre la profondità di campo più estesa o l’angolo di ripresa più ristretto, quale invece ci offre il massimo schiacciamento della profondità o quale è in grado di rendere il volto umano, nelle sue proporzioni, più simile alla realtà. Questi possono sembrare dettagli, ma è della conoscenza di questi dettagli tecnici che è fatta la maestria di un fotografo.
“Il flash è per i fotografi esperti. Lo ammetto, il flash un po’ spaventava anche me, quando ho iniziato – ma a mia discolpa va anche il fatto che non c’era possibilità di controllare immediatamente quello che avevo scattato. In effetti il flash un po’ di soggezione la mette ancora, ma il mio consiglio è che anche il principiante provi ad affacciarsi al mondo del flash, magari partendo dalla tecnica del “colpo di schiarita” (o fill-in flash). Chi invece si sente vagamente più temerario, provi a dotarsi di un flash a slitta e comincia a sperimentare un po’, vedrà che piano piano anche il flash non farà più paura.
“Il back-up è una perdita di tempo.” … e forse lo sarà anche, almeno fino a quando, per colpa di un hard disk difettoso, gran parte delle fotografie del nostro viaggio nella foresta pluviale dell’Amazzonia genereranno un messaggio d’errore sulla falsariga di “file corrupted”, quando cercheremo di aprirle. Fare il back-up dei propri lavori e quasi importante quanto scattare. Non dobbiamo pensare che sia soltanto una gran perdita di tempo o un esborso di quattrini senza senso. La rete è ricca di consigli su come costruire il proprio flusso di back-up e ognuno lo organizzi secondo le proprie necessità e la propria capacità di spendere, ma non lasciamo i nostri scatti soltanto in un unico posto (magari l’hard disk del vostro computer). Prendiamo in considerazione tutte le possibilità, da vari dischi rigidi esterni, a sistemi in cloud, accessibili da remoto (o alla somma di entrambi). Io ad esempio, oltre a duplicare gli scatti su un’unita esterna NAS (che comunque mi garantisce l’accesso via web), copio tutto su due servizi di back-up in cloud (Google Drive e Amazon Drive). Eccesso di zelo!? Può darsi, ma meglio abbondare…
“Photoshop è per i professionisti. Io uso solo software di editing gratuito.” Certo, potrebbero sembrarci soldi buttati quelli investiti nel noleggio di Photoshop (circa 20/mese), ma le potenzialità dell’applicazione non trovano paragoni in nessuno dei softwarini che si trovano in giro, scaricabili gratuitamente da internet. Un tempo, quando Photoshop costava anche 2 milioni di lire e si pagavano tutti gli aggiornamenti, era roba per noi professionisti, ma oggi… oggi Adobe concede una licenza ufficiale di utilizzo per poche decine di euro al mese, la quale dà diritto all’uso del software, oltre al fatto che gli aggiornamenti sono compresi nel canone di affitto. Perché insistere a pastrugnare i propri scatti con strumenti scadenti o instabili?
“Non me ne faccio nulla di un lettore di card. Io le foto le passo al computer con il cavo USB.” Degustibus… ma se vogliamo che il trasferimento dalla card al pc o mac sia più rapido, è bene farlo attraverso un lettore di card – anche in questo caso, cerchiamo di non scegliere proprio un primo prezzo.
“Il manuale non serve a niente.” Questa, non prendiamocela, ma è una delle frasi più idiote che sento ripetere. Il manuale è uno strumento fondamentale, per capire cosa può fare la nostra macchina, ma soprattutto per capire cosa NON può fare. Il manuale deve diventare un riferimento e non uno scoglio. Avvaliamoci della rivoluzione digitale e scarichiamo il pdf del manuale della nostra macchina sul nostro tablet o sul nostro smartphone, in modo fa averlo sempre con noi e consultabile. Il manuale ci toglie le castagne dal fuoco e qualche volta può anche ispirare la nostra creatività.
“Se c’è brutto tempo non scatto.” Che sciocchezza! Eppure lo dicono in tanti e lo pensano in ancora di più. Certo, una bella giornata di sole offre maggior comfort, ma escludere a prescindere di scattare quando il tempo è brutto è una follia, perché ci taglia fuori da tutta una serie di scatti molto evocativi, con cieli carichi di nuvole, con strade bagnate che riflettono le luci, con soggetti che si manifestano soltanto quando il tempo è brutto. Alla fine basta vestirsi adeguatamente per non prendere freddo o per non bagnarsi e basta proteggere la nostra attrezzatura, soprattutto dalla pioggia.
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