Quasi superfluo ribadirlo, ma la fotografia notturna è uno di quegli ambiti capaci di creare mal di testa anche ai fotografi più navigati, figuriamoci a chi di noi si è avvicinato da poco.
Fotografare di notte non di certo una passeggiata… l’ambiente ostile, il buio, mettiamoci magari anche il carico della poca esperienza ed ecco che tutto si fa decisamente complicato, in particolar modo trovare l’esposizione corretta.
Ho visto amici fotografi, non per forza principianti, letteralmente brancolare nel buio per decine di minuti prima di trovare un’esposizione che li soddisfacesse. Li ho visti innervosirsi, perdere la pazienza e rischiare di buttare alle ortiche intere sessioni notturne che, per condizioni meteo e per location, promettevano piuttosto bene.

© Walter Meregalli – Una notte nel Sahara
Una regola amica dell’esposizione
Personalmente tendo a diffidare di regolette preconfezionate, ma, confesso che, quando le condizioni lo impongono – e fotografare di notte cade di diritto in questa categoria – poter ricorrere ad una regola che promette di accelerare i tempi non è certo cosa da poco!
Di notte, il calcolo dell’esposizione è un procedimento che si fa per tentativi. Si parte con una coppia tempo/diaframma, si impostano gli ISO e si incrociano le dita (!). Sulla base del risultato, poi, si apportano le modifiche – qualcuno si affida al display (scelta più comune, ma meno accurata), qualcun altro invece controlla gli istogrammi , ma, di fatto, è soltanto dopo una serie di tentativi che si giunge ad un’esposizione che ci soddisfa.
Questo di procedere per tentativi è una prassi comune anche ai professionisti e non ha nulla né di vergognoso né di sconcertante, se non che, farlo di notte e farlo con tempi di esposizioni anche di qualche minuto, potrebbe davvero costringerci ad investire molto tempo prima di poterci dire soddisfatti in termini di esposizione.
Proviamo ad immaginare la scena: abbiamo sistemato la macchina sul cavalletto e composto con cura, cosa per altro già critica per sé. Abbiamo impostato la sensibilità minima, diciamo ISO 100, per limitare al massimo il rumore, e scelto un’apertura media, diciamo f:8 o f:11, che ci consenta di tenere tutto a fuoco e che sfrutti lo sweet spot della nostra lente.
È notte fonda e di luce attorno ce n’è davvero poca, potrebbe essere necessario un tempo di posa anche di qualche minuto. Impostiamo il timer su due minuti e azioniamo lo scatto remoto.
No! Tutto nero! Impostiamo sei minuti e scattiamo di nuovo. Meglio, ma non ci siamo ancora… proviamo con dieci minuti… Ecco! Ci siamo, ci siamo! Dieci minuti possono andare bene.
Quanto tempo di abbiamo messo per arrivare ad un risultato soddisfacente?
Diciotto minuti soltanto di esposizione, più qualche minuto perso ad armeggiare e il cielo non voglia che abbiamo scelto di lasciare inserita la funzione di riduzione del disturbo sulle lunghe esposizione che, praticamente raddoppia i tempi di lavoro della nostra macchina.
Senza neppure accorgercene, abbiamo bruciato da un minimo di diciotto, diciannove minuti, ad un massimo di trentasei, trentasette minuti nel percorso che ci faceva avvicinare all’esposizione che avevamo in mente.
Dobbiamo imparare ad accorciare i tempi: AFFIDIAMO I NOSTRI CALCOLI ALLA REGOLA DEGLI ISO 6400.

Esporre con la Regola degli ISO 6400
La regola ci ricorda che A 6400 ISO, IL SENSORE È 64 VOLTE PIÙ SENSIBILE DI QUANDO È IMPOSTATO A ISO 100 e, in questa informazione, che potrebbe sembrare quasi pedante, si nasconde la soluzione ai nostri problemi di lentezza.
Seguite il ragionamento: in un minuto ci sono 60 secondi, 60 e 64 sono valori piuttosto vicini e, per il nostro fine, del tutto assimilabili, questo ci suggerisce che, a parità di luce, per ottenere la medesima esposizione a ISO 100 che ottengo a ISO 6400, dovrò moltiplicare il tempo di per 64, accontentiamoci di moltiplicarlo per 60, approssimando, ed ecco che:
1 secondo a ISO 6400 equivale a 1 minuto a ISO 100;
2 secondi a ISO 6400 equivalgono a 2 minuti a ISO 100;
3 secondi a ISO 6400 equivalgono a 3 minuti a ISO 100;
e così via…
10 secondi a ISO 6400 equivalgono a 10 minuti a ISO 100
E quindi!?
E quindi non dovremo più aspettare una manciata di minuti per correggere l’esposizione, ma soltanto qualche secondo. Ecco come:
Impostiamo ISO 6400;
Scegliamo il diaframma;
Impostiamo un tempo di posa, che solitamente sarà al massimo di qualche secondo;
Scattiamo;
Controlliamo il risultato;
Correggiamo il tempo di posa, se necessario;
Scattiamo di nuovo;
Una volta trovato il tempo di posa che ci soddisfa, abbassiamo a ISO 100 la sensibilità;
Trasformiamo i secondi del tempo di posa in minuti;
Scattiamo;
Godiamoci il risultato.
Io non arrivo a ISO 6400!
Purtroppo qualche modello base non ci permette di arrivare a 6400 ISO. Niente paura: impostiamo la sensibilità a 1600 ISO e dividiamo x 4 la conversione secondi/minuti – purtroppo il calcolo non è così immediato come con ISO 6400, ma di necessità virtù, come si suol dire…
4 secondi a 1600 ISO equivalgono a 1 minuto a 100 ISO
8 secondi a 1600 ISO equivalgono a 2 minuti a 100 ISO
16 secondi a 1600 ISO equivalgono a 4 minuti a 100 ISO
e via…
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© Walter Meregalli – Sorriso
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