Sfrucugliando nei vari menù delle nostre macchine fotografiche digitali ci sarà capitato qualche volta di imbatterci in una schermata piuttosto criptica, fatta di tante lineette verticali… Siamo incappati nella schermata degli ISTOGRAMMI – questi sconosciuti.
Di certo la prima tentazione sarà stata quella di darsela a gambe, ma se mai riuscissimo a superare il panico che la sindrome da istogramma genera, proviamo a capire quanto ci può tornare utile questa funzione.
Che cosa sono gli istogrammi?

Sono la rappresentazione del numero di pixel – cioè di informazioni registrate dal sensore della nostra reflex – in corrispondenza di un dato valore di luce. Sulle ascisse (asse orizzontale) la macchina riporta i valori di luminosità, mentre sulle ordinate (asse verticale) vengono rappresentati il numero dei pixel che corrispondono a quella data luminosità – per cui PIÙ È ALTA LA RIGHETTA E PIU INFORMAZIONI (PIXEL) HANNO QUEL DETERMINATO VALORE DI LUCE.
A differenza dei cari vecchi grafici cartesiani di memoria scolastica, il valore più alto della luce è riportato verso destra, per cui, a destra troviamo LE LUCI, mentre a sinistra troviamo LE OMBRE.
Fin qui mi pare chiaro…
A cosa servono gli istogrammi? Capire gli istogrammi ci aiuta a capire se la nostra foto è esposta correttamente. ATTENZIONE!!! Ho scritto esposta correttamente e non se la foto è più o meno bella. Gli istogrammi riepilogano in forma rappresentativa il modo in cui il sensore ha registrato la luminosità della fotografia che abbiamo scattato. Non esiste l’istogramma perfetto, come non esiste l’esposizione perfetta e questo faremmo meglio a ricordarcelo
Un’immagine correttamente esposta produce istogrammi che si dispongono secondo una curva detta di Gauss, barre piccole in corrispondenza delle ombre, che crescono mano a mano che cresce la luminosità e che tornano a farsi più contenute in corrispondenza delle luci – a prima vista una sorta di campana.

Teoricamente dovremmo riuscire a coprire con qualche lineetta tutti i valori delle X – niente linee significa nessun dato. E dovremmo anche evitare lunghi tratti piatti, che significano un taglio netto – clip, in termini tecnici.
Ma torno a dire, per come ragiona la macchina, l’istogramma perfetto corrisponderebbe ad un bel cartoncino grigio… Nessuna ombra, nessuna luce, nessun taglio… Ma noi siamo non siamo in giro a fotografare cartoncini grigi!!!
Per cui, facciamo tesoro degli istogrammi, cerchiamo di capirne il significato, in particolar modo cerchiamo di capire se stiamo tagliando troppo e soprattutto se stiamo tagliando senza volerlo.
Fatto ciò, dimentichiamoceli pure e concentriamoci su quello che sta davanti all’obiettivo e non dentro il visore – non per essere supponento, ma ho vissuto molto bene e fotografato discretamente anche senza guardarle quelle barrette isteriche!
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