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I buoni propositi del fotografo per il 2020

Gennaio, tempo di buoni propositi. Non penserete che, soltanto perché amiamo tenere in mano una macchina fotografica, la cosa non ci tocchi?

Anzi, proprio perché, nonostante amiamo davvero tenere in mano una macchina fotografica, ma non sempre riusciamo a fare quello che ci promettiamo, anche quest’anno ci tocca.

Prendiamo carta e penna, nel caso fossimo attratti dal vintage, o un qualsiasi dispositivo in grado di memorizzare una lista e facciamo mente locale. Forza, diamoci da fare…

Proposito numero 1 – Scattiamo di meno

Voglio cominciare la lista dei buoni proposti con una provocazione: scattiamo di meno. Sforziamoci di evitare tutti quegli scatti incerti, poco curati, fatti soltanto perché la tecnologia ci offre la funzione “DELETE”, affrancandoci così dalla vecchia morsa del numero delle pose.

Cerchiamo di limitare i numeri di scatti e di usare più la testa. Cerchiamo di cancellare gli scatti inutili, banali, sbagliati prima ancora di fare click col dito.

Si tratta di un’ottima abitudine che ha come beneficio quello di migliorare la qualità delle nostre fotografie.

Proposito numero 2 – Scattiamo di piu’

Non sono ubriaco, avete letto bene. Anche il secondo proposito è una provocazione: scattiamo di più. Nel senso di limitare il più possibile il tempo durante il quale lasciamo la fotocamera nello zaino.

Sforziamoci di uscire a fotografare anche quando il divano chiama, anche quando Netflix ha appena annunciato la seconda stagione della nostra seria preferita, anche quando magari il meteo non è proprio come speravamo fosse.

Usciamo più spesso a fotografare, non può farci che bene.

Proposito numero 3 – Usciamo dalla zona di comfort

La comfort zone, così gratificante, così a portata di click, così… imbrigliante – e neppure immaginiamo quanto!

Ognuno di noi predilige un genere di fotografia rispetto ad altri.  Chi i paesaggi, chi i ritratti, chi le istantanee, chi lo still life. Il problema è che, gira e rigira, si finisce col scattare quasi sempre gli stessi soggetti. Da un lato la cosa aiuta a sviluppare una certa confidenza che, spesso, sfocia in una certa qualità; da un altro lato, la stessa confidenza, innaffia il seme della pigrizia e inaridisce la nostra creatività e la nostra capacità di rinnovarci.

Ecco perché dobbiamo provare ad uscire dal perimetro rassicurante della nostra zona di comfort e avventurarci in generi che non sentiamo particolarmente nostri o nei quali raramente ci cimentiamo.

La cosa non si applica soltanto al genere, naturalmente, ma anche al linguaggio fotografico o al tipo di obiettivo.

Questo proposito è uno sprone a sperimentare, a rinnovarsi, a non restare prigionieri delle cose che sappiamo fare, anche se magari le sappiamo fare davvero bene.

devoto - vrindravan

© Walter Meregalli – Devoto a Vrindravan


Proposito numero 4 – Facciamo un viaggio fotografico

Non è necessario partire per il Nepal venti giorni! Scegliamo una meta che ci interessa, scegliamo una finestra di tempo che ci possiamo permettere, compatibilmente con la distanza della meta, e ritagliamoci un momento dove la fotografia è l’attività principe.

Organizziamo gli spostamenti e le attività in relazione alle nostre necessità di fotografi e, per il tempo che avremo deciso di impegnare, programmiamo le giornate senza doverci giustificare con nessuno se ci alzeremo un’ora prima dell’alba o se resteremo fuori un’ora dopo il tramonto.

Da soli o con altri fotografi, portiamo al centro del nostro tempo la fotografia, fosse anche soltanto per un week end.

Cartoline da Bombay

Un progetto che è diventato realtà: “CARTOLINE DA BOMBAY”, libro fotografico, 64 pagine, 21×15 – copertina morbida brossurata


Proposito numero 5 – Portiamo a termine un progetto

Scegliamo un progetto fotografico, pianifichiamolo, organizziamolo, scattiamolo e portiamolo a termine, dovesse risolversi tutto anche soltanto in una gallery su Facebook.

Proviamo a ragionare come i professionisti ed affrontare una storia da raccontare attraverso un corpus di fotografie.

Scegliamo un progetto alla nostra portata e realizzabile e spazziamo scuse ed indugi. Realizziamolo! Che si tratti di un reportage sui magars del Dolpo Settentrionale, che racconti dei negozi sotto casa o che abbia come unico protagonista zia Titina, non importa. Ciò che importa è che sia un progetto, con una sua struttura, un suo ritmo, una sua dignità.

Proposito numero 6 – Almeno due mostre

Sforziamoci di andare a vedere almeno due mostre fotografiche, ma tre, quattro o cinque sarebbe ancora meglio.

Andiamoci con lo spirito giusto, in modalità spugna, decisa ad assorbire più possibile dagli scatti esposti – tecnica, linguaggio, emozioni, punto di vista.

Proviamo a riportare qualcosa – qualunque cosa – che ci ha colpito di quanto visto nel nostro modo di fotografare. Non importa se ci sembrerà di scimmiottare lo stile di qualcun altro. Non importa se molto andrà sprecato o non si legherà più di tanto col nostro modo di fotografare. Il poco che saremo riusciti a trattenere avrà il merito impagabile di averci fatto crescere.

Proposito numero 7 – Almeno due libri

Andiamo in libreria e acquistiamo almeno due libri fotografici – se posso permettermi un parere personale, preferisco due monografie a due antologie.

Sfogliamoli e torniamo a sfogliarli. Cerchiamo di andare oltre la banalità del commento puramente estetico, “mi piace/non mi piace”, e proviamo ad analizzare la composizione, il linguaggio, la tecnica dei vari scatti. Cerchiamo di saperne di più sull’autore, sul suo contesto.

Proprio come per il proposito precedente, proviamo a riportare qualcosa che ci ha particolarmente colpito sfogliando i libri nel nostro modo di scattare. Cosa ci può regalare!? Leggete il proposito numero 6 (!).

Proposito numero 8 – Stampiamo di piu’

Non è necessario né investire grandi somme né cercare la qualità massima, ma impegniamoci affinché i nostri scatti non siano solamente dei file digitali su un disco rigido.

Non dico di stampare tutto ciò che scattiamo, ma di regalare alla nostra fotografia anche una dimensione fisica, che il digitale ha quasi annullato.

Il piacere di vedere i propri scatti stampati è, almeno secondo me, molto superiore al vederli sempre e solamente sul monitor di un computer.

Non importano le dimensioni delle stampe e poco conta che si investa nella qualità assoluta, quello che credo sia importante è produrre un nostro personalissimo archivio fisico, che possiamo toccare con mano o anche regalare, se lo riteniamo il caso.

Mi piace pensare che una stampa sappia aggiungere valore ad un buono scatto, magari si tratterà anche di un valore un po’ fuori moda o decisamente sottovalutato, di questi tempi, ma fidatevi, il piacere di tenere tra le mani una stampa e di osservarla con calma, prima di passare ad un’altra, è di molto superiore a quello che si può provare sfogliando una gallery davanti ad un computer.

Running to Stand Still

© Walter Meregalli – Running to Stand Still – Gli scatti nascono nella testa del fotografo, sorretti dall’intento che lo spinge a fotografare quella scena.


Proposito numero 9 – Sviluppiamo l’intento

Personalmente credo che la differenza tra un fotografo e chi scatta delle fotografia sia nell’intento.

Impariamo a domandarci perché vogliamo scattare la scena che abbiamo davanti.

Perché? È una domanda semplice e il bello è che non ha soltanto una risposta giusta. Qualsiasi cosa ci risponderemo, sarà la risposta corretta (!).

Il segreto sta tutto nel porsi la domanda. Sono convinto che un buon fotografo non sia qualcuno che conosce tutte le risposte, ma piuttosto qualcuno che sa porsi le domande giuste.

Perché è la prima domanda che dovremmo porci sempre prima di scattare qualunque scena.

Chiedendoci per quale motivo intendiamo scattare quello che abbiamo davanti agli occhi ci costringiamo a riflettere, a pensare, a pensare prima di scattare, per prendere in prestito le parole di Gianni Berengo Gardin e i nostri scatti non possono che beneficiarne.

Qualsiasi risposta daremo sarà comunque la risposta corretta. Inizialmente potremmo anche accontentarci di un superficiale “perché mi piace”, poi impareremo a darci risposte sempre meno scontate e sempre più circostanziate. Più circostanzieremo le nostre risposte e più il nostro intento risulterà chiaro e preciso.

Il fotografo, a differenza di chi invece scatta soltanto delle fotografie, usa la scena come partenza per raccontare la sua storia e non come punto d’arrivo della sua fotografia. Per fare questo è necessario avere un intento chiaro.

I grandi scatti sono tutti sostenuti da un intento chiaro e preciso.

Proposito numero 10 – Questo aggiungetelo voi…

(…)

Buon 2020!

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Ancora tre posti disponibili per il viaggio fotografico di marzo 2020, in Gujarat per fotografare il festival di Holi.


holi festival

12 giorni nel Gujarat, – dal 1° al 12 marzo – per catturare la magia della festa più famosa e colorata del calendario hinduista: HOLI. Ancora 3 posti disponibili per fotografare il deserto di sale del Kutch, la vita rurale dei villaggi attorno a Bhuj, i pozzi a gradoni, il tempio del sole di Modhera e, naturalmente, HOLI, la festa dei colori che segna la fine dell’inverno e saluta la bella stagione. Se vuoi saperne di più, CLICCA QUI >

 

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