Raccontare Ferdinando Scianna non è cosa semplice, soprattutto se si cerca di andare oltre il ricorrente binomio Scianna/Sicilia.
Già, Scianna e Sicilia, un binomio ricorrente, ingombrante, spesso riduttivo, talvolta addirittura un ostacolo per chi volesse approfondire il talento del fotografo di Bagheria.

© Ferdinando Scianna – Campo profughi a Macallè, Etiopia
Scianna, il cacciatore di immagini
Classe 1943, a 24 anni appena compiuti, Ferdinando Scianna lascia la Sicilia alla volta di Milano, dove inizia a collaborare con l’Europeo, che in seguito lo invia a Parigi in qualità di corrispondente.
Tra Milano e Parigi il giovane Scianna ha l’occasione di frequentare e spesso stringere amicizia con numerosi artisti del calibro di Borges, Montalbán, Cartier-Bresson e, su tutti, il conterraneo Leonardo Sciacca.
«Mi ha insegnato a pensare, a distinguere l’autentico dalla paccottiglia, lo stile dallo stilismo.» – così dirà Scianna di Sciacca, che a sua volta lo definì un “cacciatore d’immagini con dentro di sé, come fosse una preda da inseguire, la prossima foto non ancora scattata”.
Scianna e la sua Sicilia
Lasciare la Sicilia rurale di fine Anni 60 per cercare fortuna su al Nord, come tanti prima di lui, non fu scelta semplice o indolore e quella Sicilia, rurale e drammatica, Scianna la porta dentro sé come una ferita dalla quale non si può – o forse non si vuole – guarire.
Scianna paragona la sua Sicilia a una cassapanca da cui pescare ricordi, indispensabile per capire dove si arriva, sapendo da dove si è partiti, e, da questo rapporto profondo e personalissimo, parte per raccontare il mondo.
Fu la Sicilia di Sanna, quella raccontata dalle splendide immagini del libro Les Siciliens, recapitatogli per caso per posta, che fece esclamare ad Henri Cartier-Bresson di aver ritrovato la voglia di tornare a fotografare.
L’incontro tra Cartier-Bresson e il fotografo siciliano culminò con l’ingresso di Ferdinando Scianna nella prestigiosa agenzia Magnun, era il 1982 e Scianna fu il primo fotografo italiano a farne parte.
Lo sguardo sul mondo
Così definisce la sua fotografia Ferdinando Scianna, “lo sguardo sul mondo”, ma si tratta di uno sguardo acuto, penetrante, rigoroso, ma compassionevole. Appassionato.
Scianna è un narratore sopraffino, unico. Ha un senso innato per la storia e un talento disarmante nel raccontarla.
«Fotografo il disordine.» – dice spesso, riferendosi al suo stile, anche se in realtà, tutti gli scatti del maestro siciliano sono sublimi esempi di organizzazione visiva e composizione magistrale, resi impliciti soltanto dalla quotidianità dei contenuti e dalla naturalezza delle pose.
C’è un che di cinematografico negli scatti di Ferdinando Scianna, quasi che tutti gli elementi dell’inquadratura siano parte di una scenografia meticolosamente preparata, anche quando lo scatto è pressoché rubato.
Da ogni scatto del maestro siciliano emerge una storia unica e potente. L’occhio di Scianna non è mai banale e i suoi scatti non sono mai un mero esercizio di stile, nonostante siano esempi di altissimo stile.
Scianna e la forza della storia
Che si tratti di una processione nel palermitano o di un matrimonio in Bolivia, di un campo profughi in Etiopia o di uno scatto per la campagna pubblicitaria di Dolce & Gabbana, le fotografie di Ferdinando Scianna conservano sempre un aspetto comune: la forza della storia che raccontano, dirompente, esplicita, espressa con talento e passione, congelata con chiarezza di stile e di intenti.

© Ferdinando Scianna – Campagna pubblicitaria per Dolce & Gabbana, 1987
Ebbene sì, il maestro di Bagheria si è piegato al richiamo delle sirene della pubblicità e nel 1987 scattò la campagna di Dolce & Gabbana.
E allora!? No, dico, e allora!? Ne sminuisce forse il talento!? Personalmente non credo proprio.
Per favore, andate oltre le solite polemicucce alimentate da quei tromboni di puristi. Guardate gli scatti della campagna. Soffermatevi sulle fotografie, soffermatevi sul feeling che ognuna di loro è capace di trasmettere.
Un marchio fortemente siciliano cercava qualcuno che raccontasse la Sicilia e la sicilianità e chi meglio di Ferdinando Scianna!?
Raramente ho avvertito tanta passione in scatti commerciali, ma questo è soltanto il mio personalissimo parere. Non mi interessa se lo scatto sopra è in qualche modo costruito, la cosa non ne scalfisce né forza, né valore.
La leggenda racconta che Scianna fosse arrivato quasi al termine del rullino che aveva in macchina senza però avere uno scatto che lo soddisfacesse pienamente, quando gli si avvicinò un ragazzino che prese a scimmiottarlo. Anziché farlo allontanare, Scianna lo assecondò e chiese alla modella Marpessa Hennink di continuare a posare, mentre lui scattava le ultime pose del rullino.
Personalmente credo che lo scatto che uscì sia semplicemente sublime, per naturalezza e forza narrativa, una di quelle fotografie dove il fotografo lascia il posto alla storia e poco importa se si tratti di una storia aggiustata o, men che meno, commissionata per altri scopi.
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