
Usciamo lo stesso e cerchiamo di cavare il meglio di quello che ci sta attorno – non saranno quattro gocce a farci tornare a letto!
Prima di tutto proteggiamo la nostra attrezzatura. I modi per farlo sono diversi e vanno dalle protezioni specifica super professionali (e costose), ad un comunissimo sacchetto di plastiche nel quale eavremo avuto l’accortezza di ricavare un secondo buco per l’obiettivo.
Copriamoci e usciamo!
In caso di pioggia: evitiamo come la peste i panorami – a meno che non si voglia rendere la drammaticità delle nuvole o il grigio plumbeo e minaccioso del cielo. È inutile provare a scattare un panorama classico, otterremmo soltanto una sbiadita fotocopia e tanta, tanta frustrazione,
Limitiamo la porzione di cielo nelle nostre inquadrature. A meno che non ci si stia scatenando un uragano sulla testa, o che non si stia documentando il monsone, nei giorni di pioggia il cielo è grigio e di poco interesse. Cerchiamo di ricordarcelo quando componiamo e limitiamone l’invadenza. Per di più, tutto quel cielo, ci falsa e non poco la lettura dell’esposimetri della nostra macchina – o comunque rende la misurazione dell’esposizione più complicata.
Dedichiamoci ai dettagli e ai ritratti. Nei giorni di pioggia il contrasto è minimo, situazione ideale per scattare qualche volto e dedicare il nostro tempo a dettagli.
Impostiamo la regolazione del bianco su nuvoloso – ma anche soggetti in ombra funziona molto bene, dando una colorazione forse anche più gradevole. Non sempre la modalità automatica dà buoni risultati, spesso infatti ritroveremo un dominante azzurrognola per nulla soddisfacente.
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