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Per chi comincia: capire i tempi di posa

Dici tempi di posa ed ecco gli occhi che strabuzzano. Per chi di noi si è avvicinato da poco alla fotografia è una reazione piuttosto comune. Non immaginate neppure le volte che mi vengono rivolte domande del tutto insensate, riferite al tempo di posa e soprattutto legate alla sua progressione. Questo mi ha convinto che, quella dei tempo di posa, sia uno di quei tabù che intossicano le scelte di chi è alle prime armi.

sensore - fotocamera

Ecco il cuore della nostra fotocamera: il sensore. L’esposizione finale del nostro scatto dipende da quanta luce impressione il sensore e per quanto tempo. Quest’ultimo è il “tempo di posa”.


Che cos’e’ il tempo di posa

Capire che cos’è il tempo di posa è molto più semplice di quello che siamo portati a pensare.  Chiunque di noi abbia terminato le scuole elementari (!), e dunque affrontato e capito le frazioni, ha tutte le basi matematiche per capire i tempi di posa di una fotocamera, la relazione che li lega tra loro e l’ordine con cui si susseguono. Ciò detto, proviamo a capire una volta per tutte che cosa s’intende con tempo di posa.

Il tempo di posa è uno dei tre parametri che, assieme ad apertura del diaframma e sensibilità del sensore, determina l’esposizione di uno scatto. Fino a qui, spero, nessun mal di testa…

Con tempo di posa (o tempo d’esposizione o tempo d’otturazione) s’intende il tempo per il quale l’otturatore rimane aperto, permettendo alla luce di raggiungere gli elementi fotosensibili del sensore ed impressionarli, dando vita a quella che, successivamente, diventerà la nostra fotografia.

Tempo di posa ed esposizione

Saltiamo a piè pari il processo, complesso, attraverso il quale la fotocamera traduce questa semplice azione in un file binario e, successivamente, in un’immagine – accontentiamoci per ora di sapere che all’interno della nostra reflex accade qualcosa che trasforma la luce in immagine. Quello che però non possiamo saltare è il concetto fondamentale della fotografia e cioè che il risultato finale (la nostra immagine) è condizionato dall’esposizione e l’esposizione, come dicevo poco sopra, è governata da tre fattori:

  1. dall’apertura del diaframma, che regola QUANTA luce passa

  2. dalla sensibilità che assegniamo al sensore

  3. dal tempo di posa, che regola PER QUANTO tempo la luce può passare.

Tutto qui! Nessun arcano, anzi, oserei dire piuttosto banale, non vi pare!?

Molto meno di un secondo

Generalmente, alla nostra fotocamera basta una piccola frazione di secondo per impressionare il sensore ed ecco dove entrano in gioco le frazioni e le reminiscenze delle ore di matematica delle elementari. Questo, ahimè, è forse il punto che confonde molti,  soprattutto chi di noi non ha ancora una grande esperienza alle spalle: nonostante l’unità di misura per i tempi  sia il secondo, generalmente ci troveremo a lavorare con tempi decisamente più rapidi di un secondo.

Nessuna paura! Dobbiamo soltanto recuperare  quanto imparato a scuola sulle frazioni, perché, spessissimo ci troveremo infatti alle prese con tempi di posa espressi attraverso una frazione, una frazione di secondo, appunto.

La prima cosa che dobbiamo ricordare è che, in una frazione,  più il numero sotto (denominatore) è grande e più il valore espresso dalla frazione è piccolo – ad esempio, 1/100 è più piccolo di 1/10 e 1/2000 è più piccolo di 1/2. Se ci ricordiamo questo, sarà difficile fare confusione. Serve un ripasso sulle frazioni?

La scala dei tempi

Vediamo ora come si sviluppa  la scala dei tempi della nostra fotocamera, dal tempo più rapido a disposizione, il primo a sinistra, via via, fino a quello più lungo. Per cui, ecco i valori:

1/8000, 1/4000, 1/2000, 1/1000, 1/500, 1/250, 1/125, 1/60, 1/30, 1/15, 1/8, 1/4, 1/2, 1 e, una volta raggiunto un secondo, 1, 2, 4, 8, 15, 30

Dove, come ricordavamo prima, 1/8000 significa un ottomillesimo di secondo, decisamente più rapido di 1/500 o di 1/60. La teoria è a dir poco banale, per cui non ci deve spaventare: numero sotto grande, valore piccolo. Il resto è soltanto pigrizia mentale!

Se osserviamo, la maggior parte dei tempi di posa presenti sulla scala sopra è indicata con una frazione, da 1/8000 fino a 1/2, e poi, una volta raggiunto 1″ (un secondo), la scala prosegue per interi. Forse la trappola sta proprio qui, il passaggio dalle frazioni agli interi.

Sgombriamo il campo da qualsiasi dubbio, parlo soprattutto per quelli di noi che a scuola preferivano italiano e storia a matematica. Per tutta la scala, l’unità di misura resta sempre il secondo. Per cui, a sinistra di un secondo (1″) abbiamo tempi di posa rapidi, sempre più rapidi, che vengono espressi attraverso frazioni, dove più il numero di sotto diventa grande e più il tempo si fa rapido. Mentre, a destra di un secondo (1″), invece, troviamo tempi più lunghi, espressi in multipli di secondo – ad esempio, due secondi, quattro secondi, otto secondi e così via. Questo è tutto ciò che dobbiamo ricordarci!

Come non confonderci sui tempi di posa

Molti di noi confondono 15″ (quindici secondi) con 1/15″ (un quindicesimo di secondo) o 2″ (due secondi) con 1/2″ (mezzo secondo).

C’è soltanto un modo per evitare di fare confusione ed è quello di  familiarizzare con il modo corretto di indicare i tempi e di abituarci a farlo sempre. Voglio dire, se ci abituiamo a dire sin da subito, ad esempio, “un centoventicinquesimo”, anziché “centoventicinque”, o “un millesimo”, invece di “mille”, avremo allontanato la confusione, oltre ad aver dimostrato di aver compreso anche la teoria (!).

Tempo veloce o tempo lento, la differenza?

Anche se non è questo il focus dell’articolo, vale la pena chiudere con un breve riepilogo sulla differenza sostanziale tra tempi di posa lenti e quelli più rapidi.

TEMPO BREVE : MOVIMENTO CONGELATO Per cui, sceglieremo un tempo di posa veloce quando il soggetto che stiamo fotografando è in movimento e, più è rapido il suo movimento, e più breve dovrà essere il tempo che andremo ad impostare. Altresì, se impostassimo un tempo lento, il nostro soggetto risulterebbe irrimediabilmente mosso

airone - kerala

Airone nelle backwater del Kerala. Per congelare il volo dell’airone, ho scelto un tempo rapido: 1/500″.


scie di luce - traffico

Milano nell’ora di punta. Tempo di posa lungo (molto lungo), per rendere i fari e gli stop delle auto delle linee di luce. Ecco un utilizzo creativo del tempo di posa. Il sensore “striscia” tutto ciò che si muove durante il tempo che l’otturatore resta aperto (tempo di posa), mentre gli elementi fermi risultano perfettamente a fuoco. Per evitare di muovere la macchina durante un tempo di posa così lungo (500″ – cioè 8 minuti e 20 secondi) è assolutamente necessario fissare la fotocamera su un cavalletto.


Le due foto qui sopra sintetizzano l’impatto che ha la lunghezza del tempo di posa sul risultato finale.

Ricordiamoci però che tempo di posa, apertura di diaframma e sensibilità influiscono sull’esposizione. Per ottenere la medesima esposizione, supponendo di non intervenire sul valore della sensibilità (ISO), se accorciamo il tempo di posa – il tempo per il quale la luce impressiona il sensore – saremo costretti a fare entrare più luce – cioè a scegliere un diaframma più aperto.

Non ditemi che siete confusi…

Potresti essere interessato a leggere anche:

  1. Catturare il movimento

  2. L’esposizione fotografica in un minuto

  3. Come funziona una macchina fotografica

 

Sono rimasti solo due posti per venire a fotografare l’incanto del Kerala quest’estate. Partiamo il 17 agosto, destinazione paradiso… QUI trovi tutte le informazioni per non lasciarti sfuggire l’occasione… vabbè, male che va c’è sempre la riviera romagnola…

 

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