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Photo editing: che cos’e’ e perche’ e’ fondamentale

Chi è convinto di sapere esattamente cosa sia il photo editing alzi la mano. Ok, è una delle mie solite boutade, ma se fossimo in una sala e potessi davvero contare le mani alzate, sono pronto a scommettere che non sarebbero davvero poi così tante.

Sul photo editing c’è parecchia confusione e non soltanto tra chi di noi si è avvicinato da poco alla fotografia.

Che cos’è il photo l’editing

L’inglesismo, ammetto, non aiuta, per cui, e quasi sempre viene confuso con la post-produzione – dev’essere quell’editing a trarre in inganno.

“Editing” però, in questo caso, non significa “intervenire”, come molti sono portati erroneamente a credere, ma bensì “fare una revisione”.

Il termine ci arriva in prestito dal jargon dell’editoria e del giornalismo, dove con “editing” si intende la revisione dei testi, da non confondere con la correzione delle bozze, e con “editor” si fa riferimento ad una figura professionale capace di intervenire sui testi di un autore, sia in termini di contenuto sia di forma, con empatia e al tempo stesso una distaccata obiettività, oltre che ad una spiccata conoscenza della lingua, del pubblico a cui si fa riferimento e delle più tipiche tecniche di narrazione

Tempo fa ho letto un’azzeccatissima descrizione delle figure dell’editor e del photo editor. «L’editor è un giornalista che non scrive e il photo editor è un fotografo che non fa fotografie.»

Niente di più vero, entrambi devono vantare grandissimo talento e professionalità per poter fare emergere soltanto il meglio della produzione.

Per cui, photo editing significa scegliere gli scatti “buoni” e scartare il resto.

L’importanza dell’editing e la difficoltà di essere editor di sé stessi

Siamo appena tornati da un meraviglioso viaggio, abbiamo giusto finito di scaricare le diciotto SD da 64MB l’una. Eccole! Eccole le nostre foto… … ecco un oceano di file raw o jpg. Ecco una galassia sterminata di scatti che differiscono spesso soltanto di un minuscolo dettaglio l’uno dagli altri.

Per la sindrome dello scarrafone, sentiamo che ogni singolo file che abbiamo copiato dalle card vanti il primato di sopravvivere – soltanto per il fatto che esista e soltanto per il fatto che ci ricordi qualcosa di estremamente personale, nostro.

Ma non dobbiamo cedere all’inazione, né tanto meno consegnarci all’autocompiacimento.

Dobbiamo intervenire! Dobbiamo entrare con molta decisione e poca tolleranza nella fase di scelta, dobbiamo affrontare il momento durante il quale separiamo gli scatti buoni da quelli meno e da quelli insignificanti.

Scegliere fa bene alla nostra fotografia. Se partiremo da questo concetto, anche l’editing ci risulterà meno doloroso (!).

Scegliere gli scatti buoni metterà in evidenza le nostre qualità.

Scegliere non annacquerà la storia che stiamo cercando di raccontare

Scegliere scaccerà la noia del nostro pubblico.

Photo editing: come fare per scegliere

I professionisti impiegano metodi diversi e ognuno di loro ha i suoi trucchi.

Il primo consiglio che posso dare è quello di cancellare sul posto soltanto le foto palesemente sbagliate e rimandare qualsiasi decisioni soltanto una volta scaricati i file dalle card e avuto modo di passare in rassegna i vari scatti su un monitor di dimensioni appropriate e non sul display della fotocamera.

Il primo passo è quello di scaricare tutti gli scatti in un posto solo, che si tratti dell’hard disk del computer, di un servizio in cloud o di un disco rigido esterno. Fatto questo, si entra nella fase dolente dell’editing.

I metodi possono essere diversi e non per forza esiste il metodo perfetto.

C’è chi definisce una serie di categorie, ad esempio “panorami”, “ritratti”, “dettagli”, e riorganizza gli scatti in cartelle che rispettino le categorie individuate; chi invece si trova più a suo agio visionando l’intero corpo di scatti – naturalmente il numero totale degli scatti influisce molto sulla possibilità di farlo agevolmente.

Con l’aiuto di alcune applicazioni – le due più famose e più utilizzate sono Bridge e Lightroom di Adobe, ma è ormai possibile trovare anche altro, magari meno complesse e più alla portata – è possibile assegnare un voto – sinceramente, al fine del puro editing (cioè della scelta) del resto delle funzioni potreste tranquillamente disinteressarvi.

Una volta assegnato il voto ad ogni scatto, sarà poi semplicissimo, qualsiasi sia l’applicazione impiegata per l’editing, selezionare automaticamente soltanto gli scatti con il massimo dei voti o quelli superiori ad un valore scelto.

Ahimé, non è tanto la procedura di scelta a rappresentare uno scoglio, ma piuttosto il criterio con il quale assegnare le valutazioni – di nuovo la sindrome dello scarrafone.

Photo editing: la difficoltà di scegliere

Saper scegliere è un percorso che richiede un po’ di pratica. Il mio consiglio è quello di non essere troppo indulgenti con sé stessi, di porsi come obiettivo il numero più basso di scatti buoni e di arrivarci per gradi, istituendo una categoria di “prime scelte”, una di “seconde scelte” e una terza categoria di “alternative”.

L’editing è un processo lungo e che spesso si sviluppa in più momenti, dove tornare più volte sulle proprie scelte e spostare qualche scatto da una categoria all’altra fa parte del flusso di lavoro.

Chi di noi si aspetta un flusso di lavoro determinato e continuo può tranquillamente abbandonare l’idilliaca idea.

Un buon metodo per imparare a scegliere è quello di inizialmente assegnare un voto temporaneo a tutti gli scatti che, in qualche modo, ci convincono e, una volta ottenuta una prima selezione, indicare all’interno di questa, una cerchia di prime scelte e, se il numero resta piuttosto significativo, ripetere l’operazione.

madre e figlia su cricket lawn

© Walter Meregalli – non scelta


© Walter Meregalli – non scelta


@Walter Meregalli – Crossing the Cross (Lawn). Scatto scelto. Lo scatto scelto è l’ennesimo di una serie scattata in rapida successione. Nessuno degli scatti scartati è tecnicamente deprecabile, ma soltanto questo, secondo il mio giudizio, sintetizzava “la mia storia”, per composizione, per posa dei soggetti,


Photo Editing: ancora una volta, “less is more”

A meno che una serie di scatti non dia vita ad una sequenza, dobbiamo imparare ad accettare di scartare molti scatti, anche se tecnicamente magari impeccabili. Di solito, in una raffica di jpeg, soltanto uno, al massimo due, sintetizzano al meglio il racconto del momento.

Dobbiamo imparare a cercare quella sintesi, anche se potrebbe significare abbandonare alla solitudine del disco rigido decine e decine di fotografie – tutti scarrafoni nostri!

venditore di rose su marine drive, mumbai

© Walter Meregalli – Il ragazzo delle rose (Marine Drive, Mumbai). Per arrivare a questo scatto, non solo ho seguito il ragazzino per quasi dieci minuti, scattandogli raffiche, ma poi, ho scartato impietosamente decine di scatti molto simili tra loro e simili a questo, fino a che non ho trovato l’armonia che cercavo tra la falcata, la posizione del mazzo di rose e la rosa tenuta nell’altra mano. Questo era lo scatto che sintetizzava TUTTA la mia storia, cos’altro avrebbero mai potuto aggiungere altri scatti?


Fare emergere il meglio attraverso l’editing

L’editing è una questione molto personale e io preferisco scartare molto e puntare su pochi scatti.

Sono assolutamente convinto che avvicinarsi al centro non significhi fare centro e non importa quanti colpi si ammassino nei pressi del bersaglio. Purtroppo, di rientro dalle vacanze e gironzolando sui vari canali social, vedo che non tutti la pensano esattamente come me… ah ah ah.

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