
Sono appena tornato da un photo tour in India, quello che è ormai diventato un classico dei miei viaggi fotografici che propongo attraverso il sito Photo Avventure e mi stavo domandando cosa inventarmi per i prossimi anni.
Ed ecco l’illuminazione… un viaggio fotografico nel misticismo dell’India.

Bangla Sahib, nel cuore di Delhi
Partiamo da Delhi. Non amo particolarmente la capitale, ma dal momento che quasi tutti gli accessi al sub continente passano da qui, da qui cominceremo. Per cui Delhi… non si può iniziare un tour del misticismo made in India senza cominciare da Jama Masjid, ovvero la grande moschea del venerdì. Le moschee indiane sono aperte a chiunque, basta che ci si tolga le scarpe e che gli uomini non entrino in pantaloni corte e le donne sbracciate. Assolta la tappa della moschea, il mio consiglio è quello di spostarsi più a sud e di visitare Bangla Sahib, la più importante gurudwara sikh dopo il Tempio d’Oro di Amritsar, luogo sikhismo per eccellenza, Bangla Sahib si trova a poche centinaia di metri dalla centralissima Connaught Place. Certo non si tratta del tempio d’oro di Amritsar, ma anche questo luogo sa regalare emozioni importanti. Come tutte le gurudwara, Bangla Sahib è aperta a tutti, tutti i giorni, tutto il giorno. Proseguendo verso sud, possiamo raggiungere la tomba di Humayun e con questa terza tappa considerare conclusa la parte dedicata a Delhi. Coloro che hanno più tempo a disposizione possono anche proseguire ancora un po’ verso il sud della città e raggiungere l’enckave musulmana di Nizzamudin.

Il Taj Mahal nella luce calda del tramonto
Lasciata Delhi, è la volta di Agra, nell’Uttar Pradesh, e del Taj Mahal, monumento funerario voluto Sha Jahan per la moglie. Agra è a circa 3 ore di macchina da Delhi e la si raggiunge molto comodamente da capitale.
Il Taj Mahal è un’icona globale e la sfida sarà immortalarlo in un modo personale, diverso dal solito scatto frontale. I divieti, legati alla sicurezza e alla religione, sono molti: vietati gli accendini, vietato ogni tipo di cibo, vietati i cavalletti, vietati i droni. La visita ad uno dei più famosi luoghi della terra non porta via più di due ore e il mio consiglio è quello di spostarsi alle sue spalle, a Metabh Bagh, al tramonto. Per coloro che invece non temono le levatacce, consiglio di seguire a piedi le mura ad est del Taj Mahal e di cercare uno dei pochi barcaioli ancora rimasti sulle rive dello Yamuna River e contrattare il prezzo per una gita in barca a remi.
Lasciata Agra, è la volta di Gwalior, nella regione del Madhya Pradesh. Qui, è d’obbligo la visita al Forte, che comprende uno dei siti religiosi e archeologici più antichi dell’India centrale: il tempio di Sas Bahu, dedicato a Vishnu e alle sue mille mani. Il tempio, nonostante i quasi mille anni, è tenuto in maniera incredibile ed un esempio unico dell’architettura religiosa dell’India antica. Lungo la strada che dal centro città porta al forte si incontrano alcune statue religiose risalenti al primo periodo jainista. Si tratta di gigantesche statue antropomorfe scavate nella montagna. La sosta è obbligatoria!
La quarta tappa del photo tour è Orchha e dei templi del complesso di Tikamgarh, tra i quali spicca il Sunder Mahal, sulle rive del fiume Betwa. Orchha dista circa quattro ore di macchina da Gwalior e la si raggiunge tagliando attraverso una campagna davvero molto rigogliosa. Il sito archeologico di Orchha con il Sunder Mahal rappresenta forse il massimo della meraviglia dell’architettura religiosa dell’antichità. Impagabile la vista dei templi e dei suoi ghat dall’altra riva del Betwa, nella natura della riserva naturale del Sanctuary Resort, superato il vecchio ponte di pietra – il parco chiude attorno alle 18.30, ma con una piccola baksheesh, si riesce a trattenersi un po’ oltre, per beneficiare a pieno del tramonto e del crepuscolo.
Lasciata la piccola, ma splendida Orchha, è poi la volta di quello che è forse uno dei siti archeologici indiani più famosi: Khajurhao. In modo del tutto sbrigativo, la maggior parte rende a riferirsi agli stupendi monumenti di Khajurhao come ai templi del kamasutra, nonostante soltanto qualche centinaia di statue, tra le oltre svariate migliaia chd adornano il complesso di Khajurhao. Patrimonio dell’UNESCO, il sito religioso di Khajurhao è forse uno del luoghi più belli e meglio tenuti di tutta l’India. Per poche centinaia di rupie, si può ammirare un complesso di sette templi in condizioni di conservazione eccellente, nel contesto di in un parco tenuto come non capita di vedere in India, ma soprattutto senza particolari restrizioni legate alla fotografia.
Da Khajurhao, nel cuore del Madhya Pradesh, la visita a Varanasi è d’obbligo. Se fino ad ora tutti gli spostamenti sono stati alla portata delle quattro ruote, per raggiungere “la città della luce” è forse meglio affidarsi all’aereo o al treno. Varanasi è soltanto ad un’ora di volo da Khajurhao, mentre che volesse scegliere il treno, non si lasci spaventare dalle 11 ore di percorrenza, partendo la sera, ci si ritroverà il mattino seguente a Varanasi.

Abluzione sacra nel Gange
Varanasi varrebbe un post a parte.
Due o tre giorni sono sufficienti per farsi un’idea di una delle mete religiose più importanti dell’universo induista. Tutto ciò che conta, a Varanasi, si svolge sulle sponde del Gange, il fiume sacro per antonomasia, per cui il mio consiglio è quello di cercare un alloggio proprio sul Gange, nella città vecchia (la scelta è vastissima, sia per prezzo, sia per qualità di alloggi offerti – si va dai 5 dollari a stanza, nelle piccole guest house, care ai backpacker, ad un massino di 50 dollari, per uno dei pochi heritage hotel sull’Assi Ghat: il Palace on the Gange. Alloggiare direttamente sulle sponde del Gange, e non nel Cantonment, dove invece si trovano quasi tutti gli hotel appartenenti alle catene internazionali, permette di risparmiare molto tempo nei trasferimenti e di essere dove tutto succede, quando tutto succede. Da non perdere una gita in barca alle prime luci del giorno – si possono trovare barcaioli e relative barche praticamente ad ognuno dei 365 ghat (accesso, scalinata), lungo il fiume – ovviamente il prezzo sarà oggetto di contrattazioni pressoché infinite. Dopo di che, da non perdere, la puja (preghiera) serale che si tiene a Dashaswamedh Gath, il ghat principale di Vararasi, E poi… le viuzze della città vecchia, i bazar, i negozietti tipici e l’umanità varia che si assiepa lungo le strade. Per chi fosse interessato, il ghat delle cremazioni è il Manikarnika Ghat. Personalmente mi capita di andarci, ma per una questione tutta mia, evito di fotografare, mi limito ad assistere e a non comprendere fino in fondo.
Lasciata Varanasi, raggiungiamo l’ultima tappa del nostro tour dedicato al misticismo dell’India: Bodhgaya, il luogo dove la leggenda vuole che il Buddha Sakyamuni abbia raggiunto l’illuminazione. Bodhgaya è un piccolo villaggio ad una quindicina di chilometri da Gaya e offre una vasta scelta di templi in onore del buddha. In tutto però non porta via più di una mezza giornata.
Da Gaya è possibile rientrare in aereo a Delhi, con un volo da un’ora circa e per un totale di 80/100 euro a testa.
Il periodo migliore per affrontare questo tour va da marzo a giugno e da settembre alle prime settimane di novembre, e alla portata di tutti, a patto che non si dimentichi mai che ci si trova nel cuore dell’India: viaggiatore avvisato…
#WalterMeregalliFotografia #India #PhotoTourpossibili #phototour #photoavventure