
Dunque, RAW o JPEG?
Sulla diatriba si sono scritti – e sprecati – centinaia di post e fiumi di inchiostro sulle riviste di settore. Anche io mi sono già occupato qualche tempo fa della cosa, ma credo che tornare a parlarne possa in qualche modo chiarire le idee ai chi ancora sembra indeciso. Via quelle espressioni perplesse, non intendo scrivere un trattato, ma semplicemente mettere in fila qualche informazione di base che possa aiutarvi a scegliere.
Prima di tutto cos’è il formato RAW? Il formato RAW è il formato del file immagine esattamente come viene registrato del sensore della nostra macchina fotografica e, a seconda del modello, può presentare dati a 12 o 14 bit. RAW non rappresenta nessun acronimo, ma bensì è la parola inglese che esprime il concetto di grezzo. Ed infatti il file prodotto nel formato RAW è l’insieme grezzo (e totale) dei dati registrati dal sensore della nostra macchina, prima che qualsiasi algoritmo intervenga, riducendoli nel numero, per comprimere l’ingombro del file.
E ora, per par condicio, che cos’è il JPEG? Noterete che non ho scritto formato JPEG. In realtà il JPEG non è propriamente un formato, ma bensì una convenzione che specifica come debba essere “ridotta” un’immagine raster prima di venire memorizzata, per cui in realtà, quello che tutti (praticamente) chiamano JPEG – o JPG – sarebbe più corretto chiamarlo “file contenente un’immagine compressa secondo gli algoritmi specificati dal Joint Photographic Expert Group”, un gruppo di esperti che si è dedicato anima e core a trovare il modo migliore per rendere le immagini digitali, leggere e portabili. Questo immagino non vi dirà molto… fingete dunque che non lo abbia scritto e continuiamo pure a definire il JPEG come un formato – se la cosa ci aiuta. Un’immagine JPEG è il prodotto di una compressione. Un algoritmo, cioè, processa il file originale prodotto dal sensore e riduce il numero di informazioni presenti prima di memorizzarlo. Appare immediatamente ovvio che, in termini assoluti di qualità, il file compresso, offra una qualità minore – ed infatti il formato jpg viene comunemente detto di “compressione a perdita di informazioni”.
Ma comprimendo un file raster e memorizzandolo secondo gli standard del JPEG – generando cioè un “.jpg” – quanto andiamo ad incidere sulla qualità della nostra foto? Dipende dal livello di compressione che scegliamo e il JPEG ce ne offre ben 12, dove il livello 1 corrisponde alla compressione maggiore, ma anche alla perdita di informazioni maggiore, mentre il livello 12 garantisce file di qualità maggiore, ma non molto compressi. Compressione maggiore significa però anche dimensioni più ridotte – questo va considerato, qualche volta.
La profondità di colore di un file compresso JPEG è di 8 bit per canale, che significa che, per ognuno dei tre canali (RGB) a disposizione, abbiamo 256 sfumature (2 elevato all’ottava) e siccome i canali sono tre, le combinazioni possibili di sfumature totali per definire il colore di ciascun pixel è di circa 16,8 milioni (256 elevato alla terza). Una profondità di 16 milioni di colori è adeguata per visualizzare ququel colore su un monitor o stamparlo su una stampante di casa o da ufficio
Meglio scattare in RAW o in JPG? Quando scattiamo in JPEG, la macchina scatta un RAW e successivamente, prima di memorizzare lo scatto sulla card, elimina parte delle informazioni e scrive un file a 8 bit per canale, facendoci risparmiare un bel po’ di spazio, ma facendoci dire addio anche ad una bella fetta di informazioni. Con questo non sto dicendo che sia sacrilego memorizzare successivamente le nostre foto in JPG, ma vorrei sottolineare che trovo abbastanza limitante decidere a priori di rinunciare a quelle informazioni, dicendo alla macchina di “scattare in JPEG”.
L’aritmetica ci aiuta a capire e ve lo dice uno che non è mai stato un genio in matematica, a scuola:
8 bit generano 256 toni per canale di ogni pixel del nostro sensore (2 elevato alla 8a), ogni pixel e definito dai tre canali RGB, per ciò questo ci dice che ogni pixel può indicare un colore esprimendolo tra 16,8 milioni di combinazioni
12 bit generano 4096 toni per canale di ogni pixel del nostro sensore (2 elevato alla 12a), ogni pixel e definito dai tre canali RGB, per ciò questo ci dice che ogni pixel può indicare un colore esprimendolo tra poco meno di 6 miliardi di combinazioni
14 bit generano 16384 toni per canale di ogni pixel del nostro sensore (2 elevata alla 14a), ogni pixel e definito dai tre canali RGB, per ciò questo ci dice che ogni pixel può indicare un colore esprimendolo tra… no, non riesco neppure a scriverlo, ma sono tantissimi le combinazioni!
Se ancora mi seguite e non vi ho fatto venire il mal di testa, capirete da soli che, scegliendo di scattare direttamente in JPG, vi giocate davvero moltissime sfumature possibili, già al momento del click, sfumature che non sarete mai più in grado di recuperare, non importa la vostra capacità di post-produzione.
Per amore della sintesi, dico che scattando in RAW le possibilità di catturare il colore salgono in modo impressionante. La cosa naturalmente ha un costo in pesantezza dei file generati. Mediamente un RAW di pari dimensioni in pIxel pesa circa sei volte più di un JPG.
Ciò scritto, mettiamo i due contendenti uno di fronte all’altro…
JPG, pro e contro.
PRO:
E’ un formato standard, accettato sia per la stampa, sia per il web
È visualizzabile mediante qualsiasi software grafico e sistema operativo.
Genera files di dimensioni ridotte, adatte per l’archiviazione o la trasmissione
Le immagini risultano più nitide, più contrastate e più sature, rispetto allo stesso scatto memorizzato in RAW.
Le fotografie sono già pronte per essere stampate, inviate per mail o pubblicate su internet.
CONTRO:
Comprime secondo un processo con “perdita” (anche se viene rimossa l’informazione “meno percettibile”)
Non offre una profondità di colore molto elevata
Gli scatti vengono processati dall’hardware/firmware della fotocamera e, anche se conta quanto ci avete speso, state comunque sacrificando la qualità del file originale
Ad ogni modifica si ha una degradazione dell’immagine.
RAW, pro e contro
PRO
Possiede un’elevata profondità di colore: 14 bit per canale nelle fotocamere più moderne, 12 bit per le altre.
Non ha nessuna perdita di informazione, tutti i dati acquisiti vengono memorizzati
Le immagini risultano più morbide (spente, dice qualcuno), rispetto allo stesso scatto realizzato in JPEG.
Il RAW perdona molto di più gli errori di esposizione
CONTRO
Non è un formato standard. Ogni casa produttrice adotta il suo formato RAW proprietario
E’ caratterizzato da files di grosse dimensioni,
I files non sono direttamente utilizzabili, richiedono software specifici che li sviluppi digitalmente.
Lo sviluppo digitale Il grande vantaggio di scattare in RAW – che secondo me giustifica lo scompenso del peso dei file e del passaggio all’interno di applicazioni dedicate – è lo sviluppo digitale. Per trasformare le informazioni grezze contenute nei vostri file RAW è necessario svilupparli – proprio come si faceva un tempo con le pellicole. Ed è proprio nella fase di sviluppo che siete in grado di scegliere ed applicare i parametri definitivi, come contrasto, ombre, neri, bianchi, esposizione, temperatura colore, tonalità, saturazione, per parlare di quelli di base, ma anche andare più in profondità ed intervenire su aberrazioni cromatiche, aberrazioni prospettiche legate all’ottica e altro ancora. Ho parlato di parametri definitivi, ma in realtà non è quello che succede esattamente quando sviluppiamo un file RAW. E il bello sta proprio qui! I parametri che scegliamo – tutti! – vengono scritti in un file XML che l’applicazione associa alla nostra immagine e nessuna modifica viene effettivamente apportata all’immagine originale, secondo quello che gli informatici chiamerebbero processo di editing costruttivo, opposto ad un editing distruttivo. Salvando il vostro file RAW, una volta scelti i parametri di vostro gradimento, l’applicazione assocerà al file originale il file XML con tutti i parametri dello sviluppo, in qualsiasi altro momento potrete riaprire il file originale e modificare qualsiasi parametro di sviluppo, per ottenere due versioni dello stesso scatto, basterà salvare i due file RAW con nomi diversi – ad esempio RAW_1 potrebbe essere una versione sottoesposta e contrastata, mentre RAW_2 potrebbe essere una versione sovraesposta e morbida. Questo è un aspetto fondamentale del flusso di lavoro che prevede di utilizzare il formato RAW: significa che potrete sempre tornare allo scatto originale o potrete crearvi tutte le versioni che intendete. Non mi pare che questa sia una cosa da sottovalutare. Potrete ad esempio produrre diversi sviluppi digitali per lo stesso scatto e decidere successivamente quale faccia per al caso vostro o potrete creare una foto HDR partendo da un singolo scatto RAW e svilupparlo simultaneamente con esposizioni diverse. E altro ancora…
Ricordate: gli interventi sul file diventano irreversibili solo quando deciderete di salvarlo in un altro formato per poterlo rendere disponibile e usabile – come ad esempio JPG o TIFF.
Quando JPG basta e avanza? Ci sono situazioni per le quali scattare in jpg è più che sufficiente, se non addirittura necessario, ad esempio se state producendo gli scatti di un timelapse o della fusione di più scatti (ad esempio per catturare il movimento delle stelle). In questi due casi, vi trovereste con centinaia di scatti intermedi che dovreste montare attraverso applicazioni specifiche e trovarsi a gestire, ad esempio, un batch di 300 file da 60 MB l’uno, potrebbe mettere in crisi il processore del vostro computer.
Insomma… Io scelgo RAW senza nessuna titubanza. Mi dà più possibilità e paga volentieri lo scotto di dover processare i mie scatti in CameraRaw prima di poterli distribuire o usare. Per quanto riguarda le dimensioni dei RAW… vale lo stesso discorso – e io scatto con una macchina che ha un sensore da 36 mega pixel (con RAW da 75 Mb l’uno)… vorrà dire che porterò qualche card in più, che comprerò card più veloci e che stresserò un po’ di più il mio computer…
#JPEG #jpg #negativodigitale #workshopdifotografia #sviluppodigitale #fotografiaspiegata #avvicinarsiallafotografia #formato #imparareafotografare #WalterMeregalliFotografia #sensore #WalterMeregalli #hobby #raw #workshopfotografici #fotografareperhobby #compressione #jpgvsraw #fotografiadigitale